Indebitarsi per un giocatore – Negli ultimi anni, se non negli ultimi decenni, Cristiano Ronaldo è stato un idolo assoluto del calcio. Sotto tutti i punti di vista. Lui è sempre stato rinomato per essere un grande giocatore, un grande goleador, un grande personaggio e un grande accumulatore di ricchezze. Storico in Italia è stato il numero di zeri dietro l’uno che la Juventus ha pagato per averlo tra i suoi giocatori. Il tutto per arrivare all’ambito trofeo della Champions League e vincerlo. Piacerebbe sapere la Juventus tutti quei soldi dove li possa aver trovati, ma le vie dei soldi sono come quelle del Signore: sono infinite.
Indebitarsi per un giocatore
Tralasciando un attimo Ronaldo e tutto quello che lui significa, la questione che si pone, anche più in piccolo, è quella dell’indebitarsi per un giocatore. Non si può dire quanto lo fanno i presidenti delle squadre. Anche soprattutto perché mentre un giocatore sta giocando per la squadra, esistono diversi meccanismi per averlo senza al momento pagare nulla. Cioè pagando alla fine del campionato o di un termine preciso. E quindi la questione: va bene indebitarsi?
Da un lato è un bene. Perché se può dare lo sprint giusto alla squadra, perché non farlo. Da un lato è un male. Perché il risultato alla fine del conto non è sempre positivo. Puoi aver sborsato un sacco di soldi o promesso di sborsare un sacco di soldi, senza essere in grado di pagare o di far fronte ai debiti che si sono contratti per pagare.
Si tratta di scuole di pensiero per cui un presidente e una società giocano al flusso di denaro per portare avanti l’impresa nel suo insieme non avendo mai un euro di utile. Oppure si cerca principalmente di avere un utile e poi successivamente valutare come poterlo investire parzialmente.
È preferibile che la propria squadra abbia degli utili prima di tutto che li allontana da difficoltà economiche. E sarebbe bello che tutte le squadre non avessero troppa facilità di spesa quando si tratta di portare avanti la squadra e tutto quello che viene dietro. Ma il mercato del calcio è come se vivesse di vita propria, e non si può sapere con certezza assoluta dove lui andrà. Allo stesso tempo i presidenti, schiacciati dai tifosi e dalle necessità della squadra.
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