La prostituzione del calcio italiano non accenna a scrivere la parola fine. Troppe questioni aperte e povo chiare….
Si è partiti anni fa con il disputare le gare di Supercoppa italiana in terra straniera.
La prima fu in Libia, per poi proseguire altrove, fino all’ultima edizione giocata in Arabia.
Una coppa italiana si dovrebbe giocare in territorio nazionale.
Perché? Per tanti motivi.
Il primo è perché trattandosi di un trofeo italiano, sarebbe normale pensare di giocarlo davanti ad un pubblico italiano.
Davanti ai tifosi delle squadre che lo disputano.
Invece si va a giocare altrove, in nome del dio denaro.
Un dio effimero che dura il tempo di un soffio.
Sarebbe meglio magari tagliare certi costi legati a questo mondo, evitando di portare il nostro calcio, dove magari nemmeno so ha una cultura calcistica.
Il fatto accaduto dopo la morte di Gigi Riva, è la punta dell’iceberg.
Quella che dovrebbe far capire che svendere un nostro prodotto (la terza o quarta industria italiana) è un peccato mortale.
Ancora, le scritte cinesi sulle maglie dell’Inter, per quale motivo?
I nomi dei calciatori si scrivono con le nostre lettere, per il semplice fatto che si gioca in Italia.
Quando la squadra di Zhang andrà a giocare in Cina, potrà utilizzare la scrittura cinese.
Finché giocherà tra le mura italiche, permettere ciò, è l’ennesima prova di prostituzione, di cui sinceramente non se ne sentiva il bisogno.