Napoli, scudetto “rovinato” dai tifosi ?

Il presidente non tollera gli eccessi del tifo, gli ultras contestano il caro biglietti e i regolamenti restrittivi del Maradona. Ma sono motivazioni di superficie, dietro c’è uno scontro più profondo…

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Napoli, scudetto “rovinato” dai tifosi ? In curva non cantano ma se le suonano. È quanto successo domenica sera al Maradona quando Napoli-Milan era iniziata da pochi minuti ma ad alcune centinaia di persone la partita interessava poco. Perché la partita che gli ultrà stanno combattendo è quella contro il presidente Aurelio De Laurentiis e le forze di Polizia. Una profonda spaccatura, che consente alla capolista indiscussa del campionato da un lato di trovare affetto e supporto su tutti i campi d’Italia, dove la sostengono i tanti tifosi che risiedono al nord, mentre dall’altro decisamente meno al Maradona. Una situazione davvero surreale e che fa riflettere una volta di più sullo stato generale del calcio italiano e soprattutto sull’utilità dei gruppi ultras.

Napoli, scudetto “rovinato” dai tifosi ? I motivi della diatriba

I gruppi ultrà contestano il caro biglietti soprattutto in Champions e il regolamento d’uso dello stadio, troppo restrittivo e che toglie loro libertà di tifare. Le dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis contro ogni forma di illegalità, all’indomani dei gravi scontri nel centro storico il giorno di Napoli-Eintracht, hanno scatenato il mondo ultrà. Una battaglia che persino Luciano Spalletti, senza entrare nel merito, ha detto di rispettare. Di fatto ha portato alla assurda situazione che il Napoli ha giocato le ultime gare a Fuorigrotta in un clima surreale. Non può essere alibi a prestazioni brutte come quelle col Milan, ma se le sconfitte sono arrivate coi rossoneri così come contro la Lazio in questo clima non può essere solo un caso. Ora preoccupa la probabile festa per lo scudetto, perché c’è chi ha intenzione di impossessarsi delle piazze come fosse un rito tribale.

Napoli, scudetto “rovinato” dai tifosi ? Il presidente “lontano” dal tifo azzurro

Il presidente azzurro non ha mai curato il rapporto con la tifoseria, nemmeno con quella associazionistica dei Napoli club. Non ha mai avuto un ufficio di rappresentanza in città e le sue iniziative, che non siano solo commerciali, non hanno lasciato il segno. Questo negli anni ha portato incomprensioni e antipatie che neanche la fantastica stagione in corso riesce a far passare in secondo piano. L’estate scorsa, quella della rifondazione e di un mercato risultato il migliore fra le concorrenti, la contestazione degli #A16 (l’autostrada che porta a Bari, invito a De Laurentiis a lasciare Napoli) è stata anche violenta, col presidente in ritiro costretto spesso in albergo per evitare problemi.

La cavalcata della squadra sembra essere servita a poco da questo punto di vista. Sullo sfondo è in atto uno scontro pseudo culturale il cui nocciolo è tutto dietro lo slogan “Napoli siamo noi” degli ultrà. Loro vogliono prendersi la città convinti di essere gli unici rappresentanti. Per certi versi anche Aurelio De Laurentiis non può rappresentare da solo l’universo Napoli, anche se il suo modello imprenditoriale è competitivo e dà lustro alla città. Forse la parte migliore è in quei tanti tifosi, magari non organizzati, che domenica sera hanno fischiato i cori contro il presidente e urlato “fuori, fuori” quando in curva hanno iniziato a scazzottarsi fra chi voleva incitare la squadra e chi no.