Cristiano Ronaldo tra Al-Nassr e Portogallo-Svizzera

Ora si pensa solo al Mondiale ma a gennaio il fenomeno di Madeira volerà in Arabia

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Cristiano Ronaldo fuori dal mondiale
Cristiano Ronaldo tra Al-Nassr e Portogallo-Svizzera

Cristiano Ronaldo tra Al-Nassr e Portogallo-Svizzera. Mai ho pensato, da quando strabuzzavo gli occhi davanti al suo doppio passo che ero un bambino, che Cristiano avrebbe terminato la sua carriera fuori dall’Europa. Non lo credevo quando ho scoperto la Premier League e quello United guidato da Ferguson, ho continuato a non crederci quando il Real si è imposto come migliore squadra – ad oggi – del secolo corrente, e speravo che la conferma al tutto fosse il suo trasferimento in Italia. È pure vero che percepivo la Juve come sua ultima tappa, fino al ritorno allo Sporting decantato da anni. Oggi – ironia della storia – la Juve dev’essere sollevata se CR7 ha deciso di levare le tende, per i motivi che conosciamo. Ma quello stipendio, che pure il Manchester era ben prodigo a versargli, non è più sostenibile per alcuna squadra. O meglio, è possibile ma non negli stretti confini del calcio europeo, dove è impensabile che un 38enne arrivi a percepire quella cifra. Il tutto va anche inserito nelle ambizioni che il calciatore porta in se: perché mai rimanere in Europa a stipendio ridotto e con zero possibilità di portare il conto delle Champions a sei? Dobbiamo ammettere, e da ronaldiano mi si spezza il cuore, che Cristiano ha avuto un calo fisico inspiegabile. Solo un anno e mezzo fa saltava in cielo superando l’Udinese nella sua ultima partita con la Juve (rete poi annullata); giusto qualche mese orsono, invece, segnava due triplette in Premier (vs Norwich e Tottenham) portando il conto a 18 gol in campionato (dietro solo Son e Salah): era un 38enne anche allora, non solo oggi. Può essere stata la mancanza della Champions ad averlo ammazzato sportivamente? Magari, ma lui non può prescindere dalla competizione, è Cristiano Ronaldo – ormai rinominato e declassato nella dicitura “quell’altro” da quel gran cafone di Cassano.

Cristiano Ronaldo tra Al-Nassr e Portogallo-Svizzera, le cifre

È tutto vero, o per lo meno estremamente probabile. Cristiano, seguendo la scia di numerosi calciatori europei arrivati alla fine, sta per scoprire il nuovo che avanza tra le dune dello stato scatolone di sabbia: il Regno dell’Arabia Saudita. Sul campionato c’è poco da dire: squadre discrete, giocatori discreti, una buona competitività nella AFC Champions League. Sulla vita che lo accoglierà possiamo invece esagerare: sarà trattato alla maniera di un emiro e probabilmente abiterà nell’oasi più idilliaca del Regno dei Salman. E veniamo al dunque: lavorare nel campionato saudita significa essere “assunti” dalla Famiglia Reale. Già da qualche anno imperversa infatti il Saudi Vision 2030, il piano che renderà lo stato islamico una potenza mondiale attraverso lo sviluppo del turismo e di tutto ciò che porta con se. Dunque Cristiano – che potrà sedersi su poltrone imbottite di Ryal – diventerà il primo promotore di uno stato islamico a tutti gli effetti: lo vedremo pubblicizzare il Saudi Vision e decantare le bellezze arabe. Su questo non ci sono dubbi, non lo avrebbero fatto firmare senza indicazioni precise in questo senso: dalla F1 al calcio i Reali hanno bene in mente come lo sport possa cambiare l’immagine di un paese. Mi piange davvero il cuore a pensare Cristiano sorridente mentre mostra quella o questa landa desolata a noi europei: pubblicizzerà uno stato in cui la sharia è applicata nella sua totalità, dove la pena di morte è una casistica comune, dove non è permesso esprimere un orientamento sessuale. Tralasciando la morale, chiamatelo scemo: quando avrà 40 anni terminerà il suo percorso con mezzo miliardo in tasca in più. Oltretutto dobbiamo abituarci a copioni simili; con molte probabilità un altro calciatore responsabile del mio innamoramento al calcio volerà via: Leo Messi sposerà l’Inter Miami. E chissà che la praticaccia maturata in Europa da entrambi non porti l’Al-Nassr al primo trionfo continentale e l’Inter Miami a vincere l’MLS. Lo scopriremo solo vivendo, ma vivendo in un mondo che noi nati nel nuovo millennio non conosciamo: un universo senza CR7 e Leo.

Cristiano Ronaldo tra Al-Nassr e Portogallo-Svizzera, il suo mondiale

Mentre scrivo Fernando Santos fa accomodare in panchina Ronaldo, è un evento che come il passaggio della Cometa di Halley avviene una volta ogni 100 anni suppergiù. Un rigore – calciato alla perfezione – e un tentativo di furto ai danni di B. Fernandes, più molta corsa unita a poche vere occasioni create. È effettivamente poco per un giocatore che fino a qualche mese fa identificava la nazionale in se stesso. Il suo carattere non aiuta e nello spogliatoio già delle scorie hanno aperto la breccia: il risultato? Esiste un Portogallo anche senza Ronaldo. Bernardo Silva, Joao Felix, Rafa Leao: diamine se esiste! E vedremo come si comporterà contro la Svizzera. I ronaldiani come me ovviamente non aspettano altro che il suo ingresso in campo, solo per sperare in un coniglio dal cilindro che ci regalerebbe attimi di gioia. Gli elvetici sono tosti (noi lo sappiamo bene) e lotteranno per passare. Se il Portogallo dovesse spuntarla F. Santos si troverebbe di nuovo con la margherita in mano: “Lo metto, non lo metto…”. Se dovesse arrivare un’esclusione anche ai quarti tutto sarebbe conclamato: CR7 è fuori anche dagli schemi del Portogallo. Ma in fondo le gambe le ha, corricchia ancora e il piede destro gli funziona. Cosa direbbero tutti se, alla fine di questa telenovela, Cristiano sbarcasse in Arabia da Campione del Mondo? Bé, di sicuro Cassano chiuderebbe le persiane.