Serie A bilancio della lotta salvezza

Analizziamo i numeri e le prestazioni delle presunte immischiate nella lotta per non retrocedere

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Serie A bilancio della lotta salvezza
Serie A bilancio della lotta salvezza

Serie A bilancio della lotta salvezza. Sono così amareggiato per l’assenza italiana dalla Coppa del Mondo, che scrivere di ciò quasi diventa palliativo. Manca la Serie A, e mancherà per sei settimane. Quale momento migliore allora, per occuparsi del “borsino” del campionato, analizzando le varie latitudini della classifica? Partendo ovviamente dai bassifondi, dove ogni domenica c’è un’inversione di posizioni. Considerando il Bologna di Thiago Motta guarito da una lunga convalescenza; la Salernitana di Nicola una squadra abbastanza solida e rodata; il Monza di Palladino ormai giunto su una sufficiente lunghezza d’onda e il Sassuolo di Dionisi un giusto misto di esperienza e qualità; dico che secondo me queste compagini possono rivolgere lo sguardo all’insù e non alle fiamme della bassa classifica. Fiamme che da aprile in poi inizieranno a bruciare sotto i piedi degli interpreti e dei tecnici, per regalarci quello che per antonomasia è il meglio del peggio: la lotta salvezza in Serie A. Pensate ai salernitani e come erano messi l’anno scorso, poi guardate i sassolesi orfani di Raspadori&Co. Ma in fin dei conti il bello della Serie A è anche questo: puoi passare dal giocarti ogni anno l’Europa League (come la Samp), per poi cadere nel gorgo e non riuscire ad uscirne. Lo stanno scoprendo alcuni tifosi, nobili come neopromossi, che in varie città italiane stanno assaggiando l’amaro della classifica. E quando si dice amaro, immaginatevi un sapore di cicoria sfumata al Fernet-Branca, amarissimo come questo dato: Verona, Sampdoria e Cremonese (18 punti in 3) non raggiungono la quota del Bologna (19), un nuovo record negativo del nostro campionato, con 15 giornate andate in archivio.

Serie A bilancio della lotta salvezza, Empoli Lecce e Spezia

Partiamo dalla provincia. Quello che lo scorso anno Andreazzoli era riuscito a fare con parsimonia, per Zanetti sarà più complicato. Questa stagione gli azzurri non sono partiti a razzo ma in compenso stanno orchestrando il loro andamento in maniera molto lineare. Dopo la solidità trovata ad inizio stagione, con 4 pareggi consecutivi tra la seconda e la quinta, ora sembra di vedere un’Empoli che sa che partita deve giocare, ordinato e mai in affanno, sebbene con evidenti lacune offensive (Pinamonti non è stato rimpiazzato al meglio). Questa buona organizzazione ha fruttato una sorprendente marcia positiva negli scontri diretti: una sola sconfitta con lo Spezia (alla prima), poi vittorie con Monza, Bologna, Cremonese e Sassuolo. Questi sono i punti che servono, se l’Empoli li porterà a casa può salvarsi senza affanni. Spostandoci in Salento veniamo al Lecce: già dalla prima partita con l’Inter si è capito come il buon lavoro in cadetteria stia continuando al meglio. Il Lecce di Baroni è una squadra tignosa, che sta dentro la partita anche contro le grandi (vedi contro Juve, Roma, Napoli). Negli scontri diretti per adesso la sensazione è neutra, maggiori ne verranno da gennaio in poi. Nel tacco dello stivale stiamo assistendo all’esplosione di Strefezza; inoltre stiamo scoprendo giocatori velocissimi e tecnici come Banda e Ceesay. Al solito negli stadi del Sud il pubblico non manca mai, e i più di 30000 del Via del Mare costituiscono un bel vantaggio sul quale poggiare le basi per il prosieguo della stagione. Eccoci ora nelle Cinque Terre: a La Spezia lo scorso anno Thiago Motta aveva reso squadra una formazione che brancolava nel buoio. Gotti sta continuando un buon lavoro con le sue idee. I risultati, nonostante si potesse fare di meglio, gli permettono di mantenere uno spazio di due vittorie tra il suo Spezia e la Cremonese, e i 6 punti con Sampdoria ed Hellas già assicurano il parziale vantaggio negli scontri diretti. N’zola sembra rinato, in Kiwior si sta scoprendo un gran regista, Gyasi è sempre un tuttofare inesauribile e in porta pare che dopo l’infortunio a Dragowski arriverà Cragno. Insomma, anche i liguri hanno le carte in regola per salvarsi, incredibilmente, anche quest’anno. Secondo il mio giudizio, a discapito delle posizioni attuali, vedo l’Empoli una spanna sotto il Lecce e lo Spezia; per quest’ultime sarà uno spartiacque decisivo lo scontro diretto del 9 gennaio.

Serie A bilancio della lotta salvezza, Cremonese Sampdoria e Verona

Entriamo nell’ultimo girone, quello che porta alla natural burella. Ci si sono messe le tre compagini per scrivere questo record negativo, segnale di due fattori: in primis la distanza tra i raggruppamenti di squadre che sta crescendo a dismisura, portando ad una frammentazione non più binaria o ternaria, ma molteplice e sempre più diseguale; in secundis appare ormai scontato – perché diretta conseguenza del primo fattore – dire che in Italia non ci sono più 20/25 squadre a formare l’alveo della potenziale Serie A, e che quindi la riforma a 18 squadre sarebbe provvidenziale per innalzare la competitività. Effettivamente c’è poco da dire, per quanto poco ci hanno offerto sul campo i tre fanalini di coda. Nonostante tutto alla Cremonese – tornata in Serie A dopo più di un ventennio – bisogna fare qualche complimento: dopo la promozione di un gruppo giovane e affamato, Alvini è stato catapultato ai piani alti al posto di Pecchia con un compito non facile, quello di creare una sorta di continuità con la scorsa stagione. Per adesso il risultato è riuscito a metà, 7 punti sono pochi e la vittoria non è ancora arrivata, però buone prestazioni contro le contendenti fanno sperare i lombardi. Alvini mi piace quando va ai microfoni, è un buon comunicatore, fa capire ad ogni concetto quanto sia immerso nella nuova realtà. Sicuramente sta svolgendo un lavoro migliore rispetto ad altri colleghi. Capitolo Samp: a Genova la Lanterna potrebbe apparire un lumicino, se i doriani dovessero raggiungere i grifoni in cadetteria. Le noiose conferenze stampa di Giampaolo ci hanno fatto comprendere come la salvezza dello scorso anno sia un regalo dei guantoni benedetti di Audero. Anche questa stagione è il portiere italo-polacco l’unico sul pezzo a tenere a galla i compagni. L’innesto di Stankovic ha semplicemente riportato qualche forza nervosa e dato una scossa all’ambiente, ma la sortita sperata era ben diversa. D’altronde sappiamo tutti come il vero problema dei genovesi sia la proprietà, più che la squadra in se. In ultimo il Verona e qui voglio rivolgermi al presidente Setti: l’economia dello sport è questa, un guazzabuglio nel quale bisogna muoversi secondo i giusti criteri, e lei lo saprà sicuramente meglio di me. Vero, le è andata male con Di Francesco e Cioffi, ma come si fa ad iniziare ogni stagione con un foglio bianco? Questo Verona cambia faccia ogni anno, eppure sei mesi fa era una squadra rognosa. Avrete avuto le vostre ragioni, ma se si fosse creata continuità con Tudor vedevo un Verona sicuramente messo meglio. Mancano Simeone e Barak, e si vede, ma gli scaligeri sul campo esprimono troppo poco. Insignificante nota positiva il giovane scozzese Doig, che sembra non sentire il caldo delle fiamme. L’unica vittoria – di Cioffi – è arrivata contro la Samp, Bocchetti è costretto a rimanere per questioni di libro paga, quindi il suo compito è uno: lavorare per fare uscire la peggior squadra della Serie A dalle secche infernali. Già la partita con la Cremonese alla ripresa, ci dirà molto.