Mondiali e diritti TV. Il 20 novembre, se possibile, saremo ancora più abbattuti per il Mondiale che inizierà senza la nostra presenza. Iniziano ad essere un numero considerevole le tre rassegne alle quali non abbiamo partecipato, soprattutto per una grande storica di questo sport. Il quesito è: l’Italia deve abituarsi a non essere più una grande Nazionale sicura di partecipare ad ogni competizione, vivendo di exploit come quello dell’Europeo? Oppure l’ennesimo lavoro di ricostruzione ci darà finalmente una squadra di livello che, come le colleghe, sia sempre tra le prime a qualificarsi per i tornei? Proveremo a dare più avanti delle risposte, quando ci approcceremo alle qualificazioni per Euro 2024. Salteremo il primo – e mi auguro ultimo – Mondiale invernale, per altro al centro di polemiche ben note. Ora, mentre tedeschi, spagnoli, francesi, inglesi e brasiliani vivranno un mese di fuoco, a noi italiani non resta che barcamenare nell’Inferno, ognuno con il suo personale Virgilio, aspettando tempi migliori. Ma c’è una partita a cui nostri connazionali hanno partecipato, quella per i diritti TV. Oggi molto vicina per importanza a quella sul campo, la battaglia per assicurarsi la messa in onda a suon di milioni (centinaia di milioni), è la costante economica che permette alle Federazioni e alle Leghe di sopravvivere e prosperare. E al contempo non bisogna stupirsi dell’assegnazione del Mondiale al petrolstato islamico del Qatar, in un sistema calcio nel quale ormai comandano pochi principi privilegiati.
Mondiali e diritti TV, il piano della RAI
Nel 2018, non ritenendo il mondiale di Russia un pezzo pregiato, la RAI non entrò nelle trattative lasciandolo a Mediaset (ad un prezzo stracciato); una prima volta storica. Al contrario un anno fa, spinta dalla febbre dell’Europeo – e per evitare brutte figure – la rete nazionale ha spiazzato tutti assicurandosi le 64 partite in diretta esclusiva, versando 170 milioni di euro. Una mossa volta a ostacolare la pericolosità di emittenti in crescita come Amazon o consolidate quali Sky e la stessa Mediaset. Tutto alla luce di una qualificazione scontata degli Azzurri, su un’onda lunga di successi ed entusiasmo sportivo perdurata in estate. Le cose sono però andate diversamente, con viale Mazzini che inizialmente credeva di essere rimasta con il cerino in mano. Nei mesi successivi si rincorrevano indiscrezioni circa lo “spacchettamento” dei diritti per redistribuirli tra quelli che sembravano gli acquirenti più interessati, Amazon e Sky. La prima per accrescere l’appeal e gli abbonati sulla piattaforma Prime, seguendo il lavoro per ora ben riuscito del mercoledì di Champions; la seconda per recuperare liquidità ed eventi in diretta dopo “il sacco della Serie A” da parte di DAZN. Non sappiamo se o in che modo siano proseguite eventuali trattative, ma ad un certo punto la RAI ha tagliato i ponti confermando l’organizzazione preliminare. Evidentemente una scelta presa su varie considerazioni. Ad esempio i numeri registrati al Mondiale 2018 da Mediaset – nonostante la nostra assenza molto seguiti – dimostrano che effettivamente il buon numero di calciofili in Italia non si perde la rassegna in TV. L’investimento è stato oneroso, ma viale Mazzini conta di andare oltre le aspettative anche sfruttando il periodo: disputandosi tra novembre e dicembre – in un lasso di tempo durante il quale non ci sarà alcuna altra manifestazione di livello, diversamente da quanto accade in stagioni di Coppa d’Africa, sempre invernale – ci si aspettano ascolti significativi perché rispetto al periodo estivo le persone saranno maggiormente incollate a TV e device vari, ancor di più per le gare della sera e per quelle di cartello. Inoltre il tutto sarà arricchito da trasmissioni sul modello Go Tokyo! che nelle notti olimpiche richiamava parecchi appassionati.
Mondiali e diritti TV, “Visione Mondiale”
Perché effettivamente, senza gli Azzurri bisogna puntare sugli appassionati: “La mancanza dell’Italia farà entrare gli spettatori nel massimo dettaglio … dobbiamo giocarci la carta della qualità” spiega Carlo Fuortes, a. d. della RAI, alla presentazione di “Visione Mondiale”. E a chi gli rinfaccia che l’evento potrebbe andare in perdita risponde: “Succede a tutti i grandi eventi, comprese le Olimpiadi … ma questo è un evento planetario … non parliamo solo di calcio ma anche di una questione culturale … esserci è imprescindibile”. Insomma, dopo l’assenza del 2018 – che si sperava potesse rimanere isolata – RAI non vuole rimanere fuori dai giochi per quello che è l’evento sportivo per antonomasia. Difatti l’organizzazione è capillare. Dalle tre reti a Raiplay passando per Radio e RAI Sport, saranno coperte tutte le partite, all’insegna dell’interattività e di una fruizione accessibile a tutti. Fuortes ha inoltre annunciato per le partite di prima fascia anche la funzione 4K, per chi ovviamente possiede un dispositivo adatto. La squadra prevista per la rassegna conta di un centinaio di persone dirette in Qatar; queste saranno coordinate da Roma, ove si alterneranno le varie trasmissioni di contorno tra una partita e l’altra, nelle quali troveranno spazio anche i ragazzi della Bobo TV, per la prima volta sul piccolo schermo (“Dovremmo sedare Antonio” sentenzia Bobo). Ricchissimo anche il programma della radio con Tutto il Mondiale minuto per minuto, sulla prima frequenza RAI e sulla piattaforma online: dalla partita inaugurale fino alla finale viaggiatori, camionisti e semplici amanti della radio potranno godere del programma completo, accompagnato da approfondimenti alla sera. La RAI è pronta, forse noi ancora no, ma se ci venisse una voglia irrefrenabile di pallone, l’unica cosa da fare sarà accendere la TV e sintonizzarci su “mamma”.