L’inno della Roma vietato dalla Lega Calcio? Lo canta lo stadio

L’ultima grottesca imposizione di una istituzione ormai screditata

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Che il calcio sia in una fase poco felice, sembra ormai evidente. In Italia, però, si è deciso di oltrepassare la soglia del ridicolo da parte di una Lega Calcio ormai ampiamente screditata.
Stipendi non pagati ad onta del regolamento, scandalo tamponi sancito da un buffetto, presidenti con due squadre in Serie A nonostante la legge lo impedisca chiaramente, diritti televisivi affidati ad una emittente che non riesce ad assicurare la visione delle gare ai suoi abbonati. Tutto ciò indurrebbe a comportamenti seri i vertici istituzionali di qualunque attività. Non quelli del calcio italiano, a quanto pare. I quali hanno deciso di iniziare a scavare, dopo aver raggiunto il fondo.

La grottesca imposizione della Lega Calcio

Molte squadre hanno un loro inno, ufficiale o meno. La Lega Calcio non ha voluto essere di meno, obbligando quelle della Serie A a far risuonare un brano composto da Giovanni Allevi, “O Generosa”.
A Roma, però, questa imposizione si è trovata a fare i conti con un vulcanico Josè Mourinho. Il quale ha deciso che per caricare i suoi giocatori prima delle gare deve risuonare l’inno composto da Antonello Venditti alla metà degli anni ’70, “Roma, Roma, Roma”.
Una decisione che ha scatenato una querelle, spingendo la Lega Calcio a diffidare la società giallorossa dal farlo risuonare dopo il brano di Allevi. Una situazione abbastanza grottesca, che ieri è stata sanzionata dai tifosi romanisti che avevano fatto registrare il tutto esaurito all’Olimpico.

La straordinaria risposta della tifoseria romanista

“Esistono i tifosi di calcio. E poi ci sono i tifosi della Roma”: la vecchia citazione di Agostino Di Bartolomei è stata confermata ancora una volta ieri, all’Olimpico. Quando al termine di “O Generosa” l’intero stadio ha intonato lo storico inno di Venditti, in una straordinaria interpretazione di popolo. A ribadire ancora una volta che il calcio è di chi lo tifa, non di chi cerca giorno dopo giorno di piegarlo a proprio uso e consumo.