Derby: pareggio e polemiche. Caserta: “Male la gestione”. Alvini: “Noi superiori”

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CASERTA AMARO – Quando a sedersi al tavolo è Caserta il ritornello è evidentemente quello dell’occasione gettata alle ortiche. «I derby sono sempre partite con adrenalina, nelle quali gli errori pesano e decidono. Siamo partiti molto bene – l’analisi – dopo l’espulsione il Cosenza si è chiuso e ha badato solo a ripartire: quando trovi un avversario così è difficile fare gol ma ci sono state anche sbavature nell’ultimo passaggio. Non mi è piaciuta affatto la gestione del risultato – la bordata alla squadra – È stata una partita a viso aperto per entrambe e le scelte iniziali sono state obbligate».Palese che si volesse portare a casa qualcosa di più. Altrettanto cristallino il perché le aquile non siano riuscite nell’intento optando quasi sempre per la scelta sbagliata in attacco e venendo sopraffatti forse dalla paura di vincere nel finale.«Iemmello giornata no? Ci aspettiamo tutti le giocate decisive da lui e se oggi non è stato al top ci può stare. Capisco la delusione e l’amarezza – la chiosa del tecnico – Dobbiamo mettere da parte questa gara e ricaricare le batterie perché ad aspettarci c’è la Salernitana».ALVINI D’ORGOGLIO – Di «capolavoro» al limite dell’«impresa calcistica» ha parlato invece a fine gara Alvini, rammaricato per la decisione del rosso a Caporale che ha obbligato il suo Cosenza a cambiare strategia tanto presto ma al contempo soddisfatto dell’atteggiamento e della generosità dei suoi.«Quanto fatto rimarrà scritto nella storia: abbiamo messo alle corde un avversario costruito per altri traguardi, in inferiorità numerica siamo riusciti ad essere squadra e a mettere in campo quello che i tifosi vogliono da noi. Siamo stati massacrati dalla direzione arbitrale e gli errori sono un dato oggettivo; la verità è che avremmo meritato di vincere anche in dieci contro undici e ai tifosi dico: state tranquilli perché il Cosenza oggi è tornato al centro della Calabria. Un punto così è tanta roba e l’abbiamo conquistato insieme».