Prosegue la mia inchiesta su un problema che attanaglia la nostra società, ovvero l’accessibilità ai tifosi con disabilità. Nel 2008, il Consiglio Nazionale del CONI ha approvato la delibera n. 1379 relativa all’impiantistica sportiva, che comprende anche le misure per l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’accesso agli impianti da parte delle persone disabili. Peccato, però, che molti impianti sportivi non permettano alle persone con disabilità di assistere alle partite della propria squadra del cuore piuttosto che ad altre discipline sportive.
Lello Marangio è uno scrittore, (infatti trovate su Amazon dal seguente link il romanzo Per favore non toccatemi i disabili edito Homo Scrivens) ma è anche un tifoso del Napoli di lunga data, una passione che ha vissuto intensamente anche in presenza della sua disabilità, che lo costringe a muoversi in sedia a rotelle. Nonostante le difficoltà, la sua dedizione alla squadra è rimasta immutata, e oggi può godersi le partite comodamente da casa con il suo nipotino, Raffaele. Tuttavia, la sua esperienza come tifoso non è priva di ostacoli, soprattutto quando si tratta di accessibilità agli stadi e ad altri impianti sportivi. In questa intervista, Lello ci racconta le sue esperienze, le sfide che affronta e le soluzioni che, secondo lui, potrebbero migliorare la fruizione degli eventi sportivi per le persone con disabilità.
Ciao Lello, grazie per aver accettato di parlarci della tua esperienza. Prima di tutto,raccontaci un po’ di te. Da quanto tempo segui il Napoli e come è nata questa
passione?
Seguo il Napoli da sempre. Per un periodo ho anche frequentato lo stadio poi ho
smesso, andarci in carrozzina man mano ti stanca. E poi si mette anche l’età.
Da tempo ho l’ abbonamento a Sky, vedo la mia squadra molto più comodamente
da casa, la vedo con il mio nipotino Raffaele che è ancora più tifoso di me e
insieme facciamo una mezza curva sud.
Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua vita da tifoso del Napoli? C’èuna partita che ti è rimasta particolarmente nel cuore?
Io ho visto e stretto la mano a Diego Armando Maradona, quello per me è stato il momento più emozionante. E’ una cosa che ho detto poche volte ma è così. All’epoca lavoravo come autore a Canale 34 di Napoli. Quel giorno il Dottor Germaniesi, titolare della rete, mi avvertì che nel pomeriggio sarebbe arrivato Diego per un intervista. In quel periodo Maradona girava il mondo con Emir Kusturica per un documentario che il regista stava girando su di lui. Quando me lo ritrovai davanti non ci volevo credere, lo abbracciai con forza e stemmo tutto il pomeriggio insieme, fu fantastico e indimenticabile. Per quando riguarda la partita quella che poi decretò lo scudetto del 2023, il 4 maggio contro l’Udinese ad Udine: in città si scatenò l’inferno.
Sei un tifoso del Napoli da tanto tempo, ma ci racconti anche che sei sulla sedia a rotelle e vai in piscina. Come concili la tua passione per il calcio con le tue necessità quotidiane?
Riesco ad abbinarle perfettamente. La passione per il calcio è lì ma non mi comporta spostamenti, sono un tifoso da fermo. Il nuoto per me è fondamentale. Chi vive in carrozzina è di per se sedentario e la sedentarietà può diventare un problema più grosso della stessa polio di cui sono affetto. Ho iniziato a nuotare quasi per caso ed ora sono 35 anni che lo faccio. Sono stato anche atleta paralimpico per 15 anni, ho gareggiato e vinto nelle piscine di tutta Italia e ho attraversato a nuoto lo stretto di Messina. Per i disabili l’attività sportiva è fondamentale.
Parlando di stadi e impianti sportivi, hai mai avuto difficoltà ad accedere a un evento, magari proprio per vedere il Napoli? Quali sono le principali problematiche che incontri
quando vai a uno stadio?
Di norma gli stadi sono ben organizzati ed accessibili alle persone disabili. La cosa che secondo me non va bene sono i settori dove trovano posto solo ed esclusivamente le persone con disabilità, sembrano dei recinti nei quali trovi di tutto mentre invece, a proposito di inclusioni i disabili dovrebbero trovare posto insieme ed in mezzo agli altri tifosi. Sarebbe molto più divertente.
Pensi che la tua esperienza da tifoso possa essere migliorata se gli stadi fossero più
accessibili? In che modo?
Tutto è migliorabile. Ho detto prima che gli stadi di solito sono ben accessibili ai disabili però, spesso, i bagni per esempio o sono rotti, o troppo lontani, o non accessibili o altro e l’impossibilità per una persona in carrozzina di provvedere ai propri bisogni è motivo di ansia e irritazione. A me e capitato molto volte.
Hai mai avuto occasione di parlare con altre persone con disabilità riguardo le
difficoltà di accesso agli stadi o ad altri luoghi sportivi? Qual è la loro opinione a
riguardo?
Quando mi confronto con altre persone con disabilità di solito ci troviamo con le
stesse lamentele. Non basta far entrare un disabile in uno stadio, bisogna anche
garantirgli l’assistenza necessaria altrimenti poi succede che noi disabili
registriamo sulla nostra pelle determinate difficoltà e quando vediamo che non si
risolvono evitiamo di uscire di casa. E questo non va bene.
Dal punto di vista pratico, quando vai in piscina o a eventi sportivi, quali sono le soluzioni che trovi più comode e utili? Cosa manca, invece?
Ho impiegato un po’ di tempo per trovare una piscina disabilmente accessibile.
Molte non lo sono e sono piene di barriere architettoniche. Poi, per fortuna, ne ho
trovata uno a prova di disabile, il Centro Sportivo Rhyfel di Mugnano di Napoli,
una struttura realizzata completamente per l’inclusione dei disabile. Non c’è una
barriera che sia una, per me in carrozzina è una vera e propria giostra, vado
ovunque, dal piano vasca in poi, pensa che faccio anche la sauna ed il bagno
turco accessibile anche loro. E’ incredibile ed è anche giusto farle pubblicità
perché è frequentata da tantissime persone con disabilità e tutte non trovano
alcuna difficoltà di movimento. Evviva la Rhyfel.
Oltre al calcio, che altri sport segui o pratichi? Pensi che lo sport in generale possa diventare più inclusivo per le persone con disabilità?
Mi piacciono molti sport, per esempio il rugby. Lo sport deve essere inclusivo per
le persone con disabilità. Lo abbiamo visto con le recenti paraolimpiadi di Parigi.
Lo sport oltre alla mente fa bene anche al corpo.
Infine, quale messaggio vuoi dare a tutti i tifosi con disabilità che, magari, si trovano nella tua stessa situazione?
Uscite da casa e rimanete fra la gente per quanto più tempo possibile.
Che siate tifosi sfegatati o tifosi così e così frequentate quanto più possibile i
luoghi pubblici in generale e dove si svolgono eventi sportivi in particolare e se
questo non è possibile perché siete circondati da barriere architettoniche
ribellatevi, protestate, fatelo sapere in giro, sui social, denunciate all’opinione
pubblica come faccio io: la vera sconfitta, la vera bruttura per una persona con
disabilità avviene quando si escludono o si emarginano da soli. Ripeto, questo
non va bene e bisogna assolutamente evitarlo.