Novak Djokovic entra alle Internazionali di Roma, camminando sul tappeto rosso. Il campione di tennis serbo ha vinto infatti il torneo sei volte e in conferenza stampa parla dei prossimi appuntamenti internazionali e del cambio di team. Vincitore di 24 Slam, Novak ha fallito negli ultimi quattro tornei ma, cambiando preparatore atletico e allenatore, sente di poter dare il meglio nella restante parte del 2024. L’intervista a Djokovic.
Perché Djokovic non ha giocato a Madrid?
Alla domanda dei giornalisti accreditati in sala stampa a Roma, Djokovic risponde:” Non ho giocato a Madrid perchè non faceva parte del mio programma. Dopo Monte-Carlo ho avuto tutto il tempo necessario per riposare ed allenarmi. Ho potuto effettuare un buon blocco di training.”
‘Nole’ Djokovic ha lasciato il preparatore atletico italiano Marco Panichi, con cui collaborava da molti anni, affidandosi all’austriaco Gebhart Gritsch e ha scelto come nuovo allenatore il connazionale Nenad Zimonjic, ex doppista di livello.
Come il tennista serbo num 1 sta preparando i prossimi tornei
Con il nuovo team Djokovic è perfettamente in linea con il programma di allenamento per prepararsi al meglio soprattutto in vista del Roland Garros, Wimbledon e i Giochi Olimpici:” Ora dobbiamo vedere come il lavoro si tradurrà in termini di prestazioni in campo. Qui a Roma ieri ho giocato dei set di allenamento con Dimitrov, oggi con Rune, questa è una grande opportunità per ottenere certe sensazioni di gioco e trovare la condizione ideale.”
Intervista a Djokovic: come diventare campioni
“Sono cresciuto in Serbia e quando ho iniziato a giocare a tennis, il Paese stava attraversando un periodo molto difficile. Economicamente era quasi impossibile avere un coach personale. Sono cresciuto in circostanze diverse di quelle di tanti ragazzi che vediamo oggi nel Tour con Federazioni e infrastrutture di supporto. Allo stesso termpo però la vita non dovrebbe essere sempre facile. Si impara tanto anche attraverso le difficoltà. Ho apprezzato molto il periodo in cui giravo da solo, giocavo gli ATP Challenger senza che nessuno mi aiutasse. Ritornando ai giovani penso che la situazione ideale sia intermedia tra le due.”