Il campione in questione è Mamadou Sakho, che ha vestito le maglie di diversi grandi club, senza mai dimenticare da dove fosse arrivato
“So cos’è la fame. So cos’è il freddo. Facevo l’elemosina per poter mangiare, è capitato che non mangiassi per giorni. Notti in strada alla ricerca di un posto dove dormire. Un giorno una donna pensando che la volessi derubare ha avvicinato a sé la borsa. Quel gesto mi ha scioccato. Volevo solo delle monete per comprare del pane ma lei pensava che volessi rapinarla. Da quel giorno ho fatto una promessa a me stesso.
Il campione e la sua promessa
A quella signora dissi: “‘Guarda, ho solo fame, lei invece pensa che io voglia farle del male. Ma io, quando diventerò qualcuno, quando avrò qualcosa, giuro che restituirò tutto’…”.
E cosi in effetti è accaduto.
Appena ha potuto, ha creato Amsak (Association Mamadou Sakho, un’associazione di volontariato con lo scopo di aiutare persone in Francia, Inghilterra e Africa).
Sakho ha poi proseguito: ”
Quando hai un po’ di popolarità, puoi usarla in modo positivo. Non voglio essere un esempio per le persone, voglio solo aiutare chi ha bisogno. Sto facendo costruire un orfanotrofio a Tamba, in Senegal. Voglio che i bambini orfani non si sentano mai soli. Lo chiamerò ‘Souleymane Sakho’, come mio padre. Il giorno in cui l’ho perso avevo solo 13 anni, ma sono dovuto diventare subito un uomo. E da quel giorno sapevo anche che sarei diventato un calciatore e che avrei aiutato la gente: non era un obiettivo, era un obbligo”.
La carriera di Sakho
Dopo aver indossato le maglie di Psg, Liverpool, Crystal Palace e Francia, a 34 anni è un difensore svincolato (ha rescisso a dicembre con il Montpellier), in attesa di sapere cosa fare in futuro, se smettere definitivamente col calcio giocato o continuare.
Ma quella di Mamadou Sakho non è solo una storia di calcio.