Lionel Messi, trentasei anni fa in Argentina nasceva un predestinato nel calcio. Colui che con gli anni avrebbe vinto praticamente tutto, grazie alla sua classe e alla sua eleganza. Da sempre accostato al mito argentino – che un mese prima che lo stessi Messi nascesse – festeggiava a Napoli il primo storico scudetto azzurro. Naturalmente parliamo di Maradona, persona e calciatore che fa una storia a sé. E’ tutt’altra cosa, malgrado sono dello stesso Paese e abbiano praticato lo stesso sport. Senza neanche focalizzarsi troppo sulla persona e alle sue vicissitudini, ma a ciò che ha dato soprattutto nel calcio. Messi ha avuto una carriera gloriosa, grazie a un contesto che l’ha aiutato a evolversi sempre ad alti livelli.
Lionel Messi, un vantaggio aver giocato in un contesto forte
L’attuale attaccante del Paris Saint Germain – per altri sei giorni – è stato sempre privilegiato per aver avuto da sempre l’opportunità di giocare in squadre che gli hanno consentito di esprimersi ad altissimi livelli. Giocare nel secondo club spagnolo per antonomasia e in uno dei club di maggior spessore in ambito europeo, non è roba di poco conto. Ha sempre giocato nel Barcellona e non il Girona o l’Espanyol, con tutto il rispetto per il Girona e per l’Espanyol (gli altri due club catalani). E non in un Barcellona formato da calciatori di medio o basso di livello, ma di gente del calibro di: Puyol, Piqué, Abidal, D.Alves, Xavi, Iniesta, Busquets, Ronaldinho, Henry, Eto’o. Per citarne qualcuno.
Lionel Messi, a dicembre da capitano il trofeo più ambito
Senza dimenticare altra gente come Rakitic, Fabregas o per un anno con Ibrahimovic (non proprio uno qualunque), o Neymar – che ha incrociato pure al PSG – o un certo Suarez. Non gli ultimi arrivati insomma. Al PSG è stato lo stesso: T.Silva, Ramos, Verratti, Di Maria, Mbappé e Neymar. In Nazionale – a parte quella dell’ultimo periodo – ha avuto sempre l’occasione di confrontarsi con calciatori fenomenali: Crespo, Saviola, Tevez, Aguero, Zanetti, Samuel, Cambiasso, Mascherano, Di Maria. Non so se mi spiego. Il paradosso? Ha inseguito il mondiale per anni, per vincerlo a dicembre 2022 con una Nazionale tecnicamente più debole con cui ha mai giocato. Si è regalato qualcosa in anticipo.