Il ritorno a Cagliari di Claudio Ranieri. “Quando mia moglie mi vedeva sorridere di più quando venivo fermato da qualcuno, mi chiedeva: sono sardi? Sono di Cagliari?”. Qui non è Sir Claudio, tantomeno quello del “Volete il romano, allora faccio il romano!”. Niente affatto, qui è ricordato semplicemente come Mister Ranieri, colui che a cavallo tra anni ottanta e novanta riportava il Cagliari dalla Serie C alla Serie A, dopo anni di Purgatorio, con un doppio salto che rimane storia. L’isola è il volano della sua carriera, il porto da cui parte la sua parabola: da ridenti città mediterranee alle maglie blu di Chelsea e Leicester, colore che però non ritrovava nel cielo, convincendolo a tornare sempre in Italia. Per il suo rientro in scena ha scelto di parlare all’Unione Sarda, raccontando l’impatto folgorante, anche a tre decadi di distanza, con la Sardegna. L’unica destinazione che ha riacceso il fuoco sacro dell’erudizione al gioco di cui è portatore: “Volevo venire a Cagliari. Non ho accettato altre richieste perché non posso caricare i giocatori se non mi carico io, solo se sono carico riesco a dare tutto me stesso. Mi sono detto: vado.” Parole al miele che si spera rendano meno amara una stagione iniziata con il piede sbagliato, ma Claudio non guarda il lavoro del predecessore: “Non mi appartiene parlare con chi c’era prima di me, voglio valutare i giocatori con i miei occhi, voglio percepire la situazione nell’ambiente”. Intanto, nel cielo cagliaritano, si è già verificato uno spostamento del vento che ha portato in mare aperto tutti i mugugni: “I tifosi sono stati magnifici, al mio arrivo e sabato contro il Como. Sono un pezzo importante, nei momenti difficili ci dovranno spronare, aiutando i ragazzi”.
Il ritorno a Cagliari di Claudio Ranieri, la squadra
Forse Claudio spera che, contagiati dalle tribune rossoblù, i giocatori possano mutuare quel senso di appartenenza, proprio dei sardi, a cui si è appellato durante la prima conferenza stampa del nuovo corso: “I sardi formano un nucleo solido, io questo chiedo alla squadra, e non lo dico per prendere consensi, quelli me li date in tutti i modi. Voglio che la mia squadra capisca la realtà della Sardegna, voglio che scendano in campo pensando di rappresentare un’isola, non una squadra. Devono mostrare l’orgoglio sardo!”. Tocca sempre il tasto giusto Claudio: si appella alla cultura endemica, sovranazionale, autoctona che pervade ogni angolo dell’isola continente. Unità attraverso la quale si possono tagliare i traguardi ambiziosi che il Mister ha in mente: “Si è squadra se si è uniti, se ci si aiuta l’uno con l’altro. I campionati non li vinci in 11/13 giocatori, li vinci quando quelli che giocano poco danno il 110%. Sono quegli uomini che misurano la solidità del gruppo”. Difficile controbattere ad un discorso tanto efficace e retorico quanto basta; lui sa, da settantenne inossidabile del nostro calcio, come passare il concetto alla stampa e farlo diventare verbo per il tifoso. Riguardo l’assetto in campo non è cambiato, come dimostra il via libera al trasferimento di Pereiro: “È un’artista del calcio, ha bisogno di una squadra e un campionato diversi. Io ho bisogno di gente veloce, con pensiero veloce, che non tenga palla e che giochi in verticale.” Ha i giocatori per questo tipo di manovra, su tutti Lapadula e Pavoletti, bomber di lusso per la B. Ma nessuno è sicuro del posto, il dogma rimane il lavoro di sette giorni: “La sera prima della partita faccio un riassunto della settimana e avviso qualche giocatore, poi vedo chi risponde”.
Il ritorno a Cagliari di Claudio Ranieri, il campionato
Non è una sfida facile. Il Cagliari da inizio stagione ha avuto un incedere altalenante, tra vittorie e sconfitte, fino alla serie negativa di otto partite senza gioie costata la panchina a Liverani. La scossa era arrivata già con Pisacane, sotto la cui guida i sardi hanno battuto il Cosenza, ed è continuata sull’onda dell’entusiasmo contro il Como, battuto da Claudio al ritorno sulla scena. Ora il calendario regalerà una serie di partite abbordabili, fino alle sfide con Bari e Genoa, decisive per riscrivere la geografia del playoff. Playoff a cui, però, il Cagliari parteciperebbe anche oggi, forte dell’ottavo posto. Ma non basta, non è l’obiettivo indicato ad inizio stagione. Fa gola il quarto posto del Bari, che porta direttamente in semifinale, distante cinque punti. Il presidente vuole la A, i tifosi neanche a dirlo, Claudio ci spera e sa di avere il gruppo giusto, qualitativo e con la giusta dose di ricambi di categoria. Per condurli al sogno il Mister dovrà dimostrare di essere ancora sul pezzo, e a vedere il video postato ieri durante l’allenamento non abbiamo dubbi su ciò: Claudio sembra il Sergente Hartman, coperto dal giaccone e con il cronometro al collo rivolge sguardo arcigno e voce grave ai suoi, sta attento ad ogni passo e li guida negli esercizi al ritmo di “Rapido, rapido, rapido!”. È una bellezza sentirlo dire: “Pensate a sabato e a quello che ci aspetta. Vivete già la partita, vivetela adesso … la mente deve essere rapida, la prepariamo oggi la mente”. Immagini di calcio che sono il ritratto del condottiero motivatore, il quale non sa stare lontano dal campo: “Se del calcio non sei protagonista… non mi ci vedo, ancora no. Ho ancora voglia di lavorare, di insegnare a questi ragazzi”.