Supercoppa l’Inter batte il Milan e vince la coppa. Doveva essere un crocevia, lo è stato: nell’esotica cornice di Riyad è andato in scena un incontro a senso unico. La Supercoppa non sarà lo Scudetto ma alzarla battendo i cugini impreziosisce il tutto. A detta del plotone nerazzurro ancor di più dopo i piccati festeggiamenti rossoneri dello scorso anno. I derby in finale hanno un sapore particolare: l’Inter prova il gusto della rivincita dopo la sconfitta datata 2011, targata Zlatan. Ma questa è soprattutto una rinascita morale dell’Inter, dopo i due derby di campionato persi in fila di cui il primo valso – almeno simbolicamente – il tricolore. Invece in situazione di dentro-fuori l’Inter si è dimostrata superiore: un 3 a 0 lo scorso anno ripetuto, in maniera perentoria, ieri sera. La Beneamata addolcisce una stagione non facile con un trofeo, negandolo al Milan e costringendo Pioli a correre ai ripari. Quello sceso in campo stasera è stato un Milan insufficiente, caduto in una spirale negativa a partire dai minuti finali contro la Roma. Per Stefano ora è necessaria una riflessione, banale dire che dai Campioni d’Italia ci si aspettasse di più. Dunque il bivio è arrivato, vedremo se sarà regola o evento: l’Inter avrà la spinta per superare i rossoneri anche in campionato, proiettandosi ad un utopico inseguimento del Napoli? Pioli saprà essere il Nostromo che riporta la barca rossonera in acque tranquille? Molto ci dirà la prossima stracittadina, assai vicina, fissata per il 5 febbraio. L’Inter arriverà di slancio, carica dopo il derby trofeo, con l’occasione di spazzare via le ambizioni milaniste e buttarsi sulla Champions con maggiore consapevolezza. Il Milan deve ripartire ed aggiustare il tiro nell’eliminazione diretta se vuole spaventare il Tottenham.
Supercoppa l’Inter batte il Milan e vince la coppa, la partita
Giochi di luci e musica da colossal accompagnano i giocatori in campo. Unico neo – a mio parere personale – la coppa portata in campo da una donna in hijab; dopo il bisht sulle spalle di Leo Messi un altro “inchino” dell’occidente all’autorità islamica. Già dai primi minuti si capisce il copione della partita: l’Inter inizia con una cattiveria agonistica pazzesca e soffoca il Milan imbrigliandolo con il palleggio. Due sono i punti focali, che producono altrettanti duelli: Barella-Tonali a centrocampo, Lautaro-Tomori avanti. Il vantaggio arriva sfruttando la profondità, con un’azione da cineteca: Darmian trova Dzeko sulla trequarti, il bosniaco la frusta quel tanto che basta per pescare Barella il quale, lucido, serve Dimarco che incrocia di sinistro. Il Milan prova a riorganizzarsi e produce l’unica palla gol della sua partita, con Leao che prova di interno collo a superare Onana, ma è troppo defilato. Una manciata di minuti e Bastoni, approfittando di una dormita dell’alquanto confusa difesa rossonera, lancia in verticale una punizione che Dzeko raccoglie e sfrutta al meglio: porta Tonali sul fondo, lo salta con una giocata di fino e deposita il destro dove Tatarusanu non può nulla. Negli attimi successivi è proprio il rumeno che tiene a galla i suoi con due parate decisive. Sembra arrivare la scossa rossonera, ma dopo i primi 10’ della seconda frazione l’Inter riprende in mano il pallino: il Milan è senza idee e spesso ricorre al tiro da fuori, come già a Torino, senza costruire. Dopo la girandola dei cambi la sostanza non cambia, De Ketelaere e Origi non sovvertono gli schemi, l’unico a rimanere sul pezzo è Bennacer. Quando la partita sembra scivolare via sul 2 a 0 ecco che Skriniar si inventa il lancio in profondità per Lautaro: il Toro difende il pallone e sguscia via fisicamente a Tomori per concludere di mezzo esterno sul secondo palo, in bello stile. Il tris nerazzurro è servito e certifica la distanza tra le due compagini in campo. Solo una traversa di Rebic rischia di sporcare la rete inviolata di Onana alla sua prima presenza in un derby. È la parola fine sul match: il Biscione spinge il Diavolo all’Inferno.
Supercoppa l’Inter batte il Milan e vince la coppa, le parole dei protagonisti e i festeggiamenti
Fossi stato in Maresca avrei chiuso la partita al 90’, regole nuove o vecchie, per rispetto del Milan. Solo dopo sei minuti di recupero può esplodere la gioia nerazzurra. Il settore degli ultras nerazzurri si fa sentire e partecipa alla festa con la collaborazione di Dimarco al megafono mentre si attende che venga imbastita la premiazione. Il Milan tiene con sportività la medaglia al collo e si rifugia negli spogliatoi; Pioli è laconico: “Primo tempo non all’altezza di una sfida del genere … non siamo abituati a commettere questi errori … dobbiamo ritrovare quella leggerezza mentale che ci può far tornare a giocare il nostro calcio”. Inzaghi, dall’alto della sua quarta Supercoppa (come Capello e Lippi, e senza perdere nessuna finale) è raggiante: “Vincere così contro il Milan in una finalissima è bellissimo … i ragazzi hanno interpretato la partita perfettamente … tanta corsa e tanta determinazione, siamo venuti qua e ce la siamo giocata”. Dzeko, immenso uomo partita con gol e assist, scherza sul suo momento magico: “Io in realtà ho 22 anni…”. Si toglie il sassolone dallo scarpino Calhanoglu: “Tutto torna. Li abbiamo mandati a casa velocemente. Ci siamo mangiati il Milan”. Ad un mese esatto dalla finale del Mondiale Theo e Giroud guardano di nuovo Lautaro trionfare, un beffardo trigesimo. Skriniar si sfila la fascia e la mette rispettosamente al braccio di Handanovic: non è più titolare ma rimane il simbolo di questa Inter tornata vincente all’alba degli anni venti.