Mondiale Danimarca un fallimento inaspettato

Dopo la buona figura ad Euro2020 la nazionale danese esce anzitempo dalla rassegna iridata

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Mondiale Danimarca un fallimento inaspettato
Mondiale Danimarca un fallimento inaspettato

Mondiale Danimarca un fallimento inaspettato. Una delle quattro semifinaliste dell’ultimo Europeo è già uscita da questo Mondiale. Un’altra è ai quarti (l’Inghilterra) dove forse la raggiungerà un’altra ancora (la Spagna). Noi abbiamo fatto una figura ben peggiore, rimanendo in tema semifinaliste. La delusione dei danesi però è freschissima, risale a pochi giorni fa e arriva in un momentum idilliaco del loro calcio, che viene a spezzarsi in un girone tutt’altro che insormontabile: se contro la Francia c’era poco da sperare, Tunisia e Australia dovevano essere messe alle corde. Così non è stato, e la concomitante vittoria dei tunisini contro la Francia ha fatto scivolare gli uomini di Hjulmand al quarto posto. Il clima in Danimarca era già caldo quando pochi giorni prima della rassegna un emiro aveva minacciato di rompere la telecamera e cacciare il reporter danese che stava filmando un servizio per strada. Ovviamente sono piovute scuse inneggiando al fraintendimento. Il destino che – fortunatamente – non è toccato al giornalista ha abbracciato la nazionale: qualcosa si è rotto e sono stati cacciati senza troppi complimenti. La squadra delle meraviglie che spaventò tutti all’Europeo (inglesi inclusi) ha inaspettatamente fallito la sua missione mondiale. Un uomo, però, deve essere soddisfatto: Christian Eriksen, che si accasciò durante Danimarca-Finlandia, con il Parken a scandire il suo nome sugli spalti, è tornato da capitano (e numero 10) della sua nazionale. L’aveva detto: “Sarò in Qatar”. Ci è riuscito, oggi gioca a Manchester e non ha dovuto rinunciare al sogno Mondiale.

Mondiale Danimarca un fallimento inaspettato, il girone

Come abbiamo detto, il girone non era di ferro: se l’europea più forte – la Francia – spaventava eccome, lo stesso non si può dire di Tunisia e Australia. Ne è venuto fuori un cammino nel quale il miglior match è stato proprio quello contro i transalpini. Una partita equilibrata e ben giocata dai danesi che, dopo il gol firmato dalla premiata ditta Theo-Mbappé, hanno preso campo e schiacciato la Francia nella sua metà campo fino al gol da palla inattiva: un angolo di Eriksen è spizzato verso il secondo palo dove Christensen può appoggiare in rete. Il peccato dei danesi a quel punto è stato accontentarsi offrendo il fianco all’organizzazione francese. Per un quarto d’ora e poco più la difesa ha retto per poi cadere sotto la sentenza – nuovamente – ad opera di Mbappè. A dire il vero lo scontro con la Francia non avrebbe dovuto assumere la connotazione di match decisivo, ma visto lo stop contro la Tunisia lo è diventato. Veniamo dunque alle partite incriminate. Nessuno si sarebbe aspettato la selezione africana tanto competitiva: Schmeichel deve alzare con la mano di richiamo un pallonetto sul fondo, dopo un primo tempo di sofferenza. Nel secondo l’antifona cambia, la Danimarca crea palle gol ma Cornelius di testa sbaglia da – letteralmente – mezzo metro. Si va alla fine a reti bianche, con lamenti annessi per un rigore non dato all’ultimo minuto a danno dei danesi. Se tutto sommato la prestazione c’è stata per metà contro la Tunisia e quasi totalmente contro la Francia, non è stata sufficiente contro l’Australia, meritevole di passare il girone. I Socceroos hanno fatto il loro gioco, aspettando i danesi nella propria trequarti, costretti a vincere per passare. Il piano procedeva al meglio e, proprio nel momento di maggior pressione di Eriksen e compagni, l’Australia ha trovato il contropiede perfetto: spazio per Leckie che punta Maehle, doppio passo e sinistro all’angolo. Non sono bastati attacchi confusi a riprendere il risultato, anche perché ora servivano due gol. La Danimarca atterrata in Qatar non si è rivelata la Danske Dynamite dell’Europeo.

Mondiale Danimarca un fallimento inaspettato, gli uomini

Ma com’è possibile che a distanza di così poco tempo si sia estinto il fuoco della Danske Dynamite? Potrebbe essere una questione di uomini. Come ha detto Pioli ieri a Sky Calcio Club: “Kjaer era affranto, molto deluso”. Pare ovvio dato che il milanista era stato una colonna all’Europeo, mentre quest’anno dopo la prima partita è stato panchinato. Le qualità di Damsgaard e Dolberg sono sparite: l’ex doriano è entrato in un vortice negativo tra infortuni e prestazioni non all’altezza, l’attaccante del Siviglia sembra una comparsa rispetto al fine finalizzatore di Euro2020. Lo stesso Maehle, che pure sembrava avere margini di miglioramento importanti, è timido in ogni proposta e impreciso in ogni copertura. Braithwate si è eclissato (dal Barcellona all’Espanyol non per caso); Hojbjerg non riesce ad essere il solito assist-man mentre il compagno di mediana Delaney non sembra essere funzionale come filtro davanti alla difesa. Neanche le geometrie di Eriksen sono bastate, in mezzo alla confusione danese. Il Christensen che a tutti i costi (davvero tutti) è stato portato alla corte di Laporta si sta rivelando per quello che è: niente più di un discreto difensore. L’unico a rimanere a galla è il solito Schmeichel. Ovviamente le colpe sono anche di Hjulmand: della Danimarca aggressiva e feroce che pressa a tutto campo non rimane niente. Il gioco a due tocchi, le triangolazioni, le sovrapposizioni in fascia: quando si cercano queste proposte il risultato è una manovra lenta e prevedibile, mai accesa dalla giocata individuale. Ora punti di domanda iniziano a fioccare nella testa dell’allenatore, davanti ai 30 anni di età media dell’undici tipo. Iniziare ora una ricostruzione o lavorare in ottica Europeo, considerando il Qatar un inciampo? Già dalle qualificazioni capiremo.