Mondiale Olanda-Argentina ai quarti. Stasera scopriremo chi sfiderà la Francia dell’enfant terrible Kylian Mbappé. Intanto è già apparecchiata una di quelle sfide da gustarsi in ceramica e con posate d’argento. Stiamo parlando di Olanda-Argentina: da un lato gli Oranje di Van Gaal, nuovamente competitivi dopo una generazione avara di successi; dall’altro l’Albiceleste di Scaloni, a cercare l’en-plein dopo la Coppa America del 2021. Possiamo dire senza ombra di dubbio che questa è la sfida verità per entrambe. Gli olandesi sono caduti comodamente in un girone di gommapiuma, vincendolo senza patemi. Discorso diverso invece per la squadriglia Messi: i sauditi hanno fatto spaventare tutto il popolo argentino, dalla Casa Rosada al più fatiscente barrio. Poi, per grazia di Leo che apre le danze all’ora di gioco contro il Messico, tutto è rientrato nella norma. Ciò non toglie che l’Albiceleste manca di una partita contro un avversario di livello, proprio come la squadra di Van Gaal. Con tutto il rispetto per USA e Australia – la prima sarà protagonista in casa propria tra 4 anni – il confronto era impari: l’Argentina ha battuto i Socceroos con più di qualche brivido mentre l’Olanda ha controllato – e ringraziato per i gol mangiati – la selezione americana, comunque interprete di una buona partita. Per questo è una sfida verità, oppure un crash test se preferite. Chi perde sbatte la faccia al muro, torna a casa e guarda in tv le più grandi. Comunque vada, a meno di un match che risulti epico agli almanacchi, come mi auguro, una delle due metterà alle corde l’altra, sciogliendo di colpo quelli che sono i nostri dubbi circa la competitività e il carattere di queste due formazioni. Olanda o Argentina: un esame di maturità.
Mondiale Olanda-Argentina ai quarti, gli Oranje
Ci hanno messo un po’ di tempo, ma alla fine gli uomini in arancio hanno ritrovato la retta via. Lo scenario si fece infernale quando, dopo i due Mondiali beffa (’10 e ’14), mancò un ricambio vero e proprio, facendo scivolare fuori da Euro 2016 e Russia 2018 una nazionale orfana di Van Persie, Sneijder e Robben. Il giro in purgatorio è avvenuto lo scorso anno quando – senza infamia e senza lode – all’Europeo la corsa olandese si arrestava agli ottavi di finale. E loro – ahimé, al nostro contrario – non hanno saltato il secondo Mondiale consecutivo. Van Gaal, al terzo spezzone alla guida della nazionale, ha le idee chiare: i giovani sono sacri ma il risultato si ottiene soppesando l’esperienza. Vedi scelte come De Ligt in panchina che non è sostituito da De Vrij ma da Timber, ad esempio. In avanti spazio all’estro di Gakpo e Bergwijn, ma abbiamo visto quanto Depay possa risultare devastante se in buona forma. Blind e Klaasen non si toccano, ma scalpitano Xavi Simons e compagni. Poi la scelta in porta che non lascia dubbi: Noppert è la scoperta che copre dalla latitanza di portieri olandesi nel post-Cillesen. Per il resto c’è un unico intoccabile: Denzel Dumfries. Inzaghi deve essersi chiesto con cosa lo oliano quando parte in ritiro: si inserisce come terza punta e non disdegna il dialogo con i compagni, la corsa torna irresistibile e scioglie il ragazzo, tecnicamente non perfetto ma quanto mai decisivo agli ottavi con due assist ed un gol. Ora il vero test: l’Olanda ha completato i livelli di crescita necessari per avvicinarsi all’Argentina, sulla carta più forte? Ai ragazzi di Van Gaal tremeranno le gambe come in occasione della sfida – persa malamente – contro la Rep. Ceca all’ultimo Europeo? Tra qualche giorno scopriremo se l’Olanda riaprirà il portone del paradiso del calcio.
Mondiale Olanda-Argentina ai quarti, l’Albiceleste
A sentire Adani sembra che l’Argentina abbia vinto il Mondiale ad ogni gol di Messi. Qualcuno gli spieghi che la rassegna dell’Albiceleste inizia ai quarti. Il girone, faticoso ma facile, non ci ha regalato prove concrete; qualcosa abbiamo visto ieri, soprattutto una fase difensiva cattiva e dura, illuminata da Romero e Martinez. Poi vabbè, quel ragazzo 35enne con la barba decide di fare il tuttocampista (dalla mediana in su, s’intende, rimane umano anche lui) e disegnare traiettorie che quel piede mastica parecchio. Era ridicolo solo pensare che Messi non avesse mai segnato nella fase a eliminazione di un Mondiale, quasi grottesco. La Coppa America gli è servita a questo: nonostante a volte pecchi di quella personalità propria dei grandi campioni (vedi la sua relazione non rosea con i rigori), il trionfo continentale l’ha elevato al livello superiore sul piano della leadership. Sarebbe scorretto però non fare grandi complimenti a Scaloni che in 4 anni ha cambiato la squadra dal giorno alla notte. Tra i giocatori che più si sono affermati sotto la sua guida l’emblema è Lautaro: ogni volta che parte per il ritiro si accende, diventa immarcabile (44 partite, 21 gol). Questa volta invece è spento: è lui che sta mancando alla Selecciòn, il centravanti della Coppa America che si intendeva a meraviglia con i reparti. Lui è la livella dell’Argentina: se mette in campo le doti di cui è portatore – carattere di ferro, coordinazione, esplosività – l’Albiceleste può essere temibile. Senza un Lautaro al meglio è più difficile scardinare le difese altrui, nonostante il buon impatto di Alvarez. Con un Toro in più l’Argentina si mangia l’Olanda a colazione. Per la situazione corrente, invece, prevedo una lotta su tutti i fronti. Vinca la migliore, Cruijff e Maradona saranno in cielo a tifare nel salotto di San Pietro.