La Serie A al Mondiale

Non c’è la Nazionale, ma non mancano i talenti della nostra Lega: vediamo come si stanno comportando

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La Serie A al Mondiale
La Serie A al Mondiale

La Serie A al Mondiale. Solo un anno fa, giorno più giorno meno, Deschamps scopriva che gli Hernandez erano due: di fianco a Lucas chiamò per la prima volta Theo. La freccia del Milan gioca ad alto livello da ormai tre anni, infatti tutti quanti ci chiedevamo come mai ci fosse voluto tutto questo tempo, se ci fosse un’eventuale pregiudizio nella scelta. Ma gli interrogativi hanno lasciato posto allo stupore durante la scorsa Final Four di Nations League: un gol e un assist in due partite ed ecco la redenzione di Deschamps. Da quel momento Theo è un punto fermo, non titolarissimo ma essenziale nelle rotazioni fantasiose della nazionale più “abbondante” degli ultimi anni. E logicamente è stato convocato al Mondiale, dove il fato sembra benedirlo nella disgrazia familiare: il crociato di Lucas ha fatto crac, ergo è lui il titolare a sinistra. Da giocare il mondiale con il fratello a disputarlo per il fratello e al tempo stesso prendendosi la nazionale; questa è la sua missione. Oggi contro la Danimarca ha regalato a Mbappè il pallone del vantaggio; ma già aveva fatto un gran bene all’esordio con l’assist allo juventino Rabiot, titolare fisso in mezzo al campo. Proprio il pupillo di Allegri assisterà il vecchio Giroud per il secondo gol dei transalpini all’Australia, e “Oliviero” si toglierà anche lo sfizio della doppietta, sentenziando il 4 a 1. Il bomber del Milan è anche lui – sebbene colonna di Russia 2018 – un titolare casuale: la iella si è scagliata contro Karim, che pochi giorni fa ha abbandonato la nazionale; non potrà giocare neanche questo Mondiale. E allora il destino dona alla Francia, tra le nazionali più forti al mondo, una struttura a tratti “italiana” con carattere milanista/juventino: nous sommes la Serie A.

La Serie A al Mondiale, Serbia e Polonia

Eppure ci sono nazionali che hanno più convocati dal nostro campionato rispetto alla Francia, ad esempio Serbia e Polonia. Iniziamo da quella che tutti propongono come sorpresa, ovvero la Serbia. Dal Torino “balcanizzato” di Juric alla Juve di Kostic e Vlahovic; dalla Lazio di Sergej al Verona di Ilic fino alla Fiorentina di Jovic e Milenkovic: ovunque peschi c’è qualche serbo, persino nel Verona ultimo. Nella nazionale di Stojkovic è evidente il lascito della tradizione, dai tempi di Mihajlovic fino a Milinkovic passando per Stankovic l’Italia è terra d’adozione dei calciatori nati al di là dell’Adriatico. Purtroppo i 4 titolari “italiani” contro il Brasile non hanno aiutato la Serbia, i fendenti di Richarlison hanno portato ad una sconfitta. Ma qualcosa si è visto: le buone parate di Vanja, le doti di posizionamento di Milenkovic e le ottime geometrie di Sergej; il Brasile però è semplicemente imbattibile. Oggi al contrario si è accesa la gioia di Zielinski, che ha aperto le danze in Polonia-Arabia Saudita. Ricordiamo che i polacchi non vanno agli ottavi dal 1986, ora con 4 punti in tasca l’obiettivo è possibile. All’esordio contro il Messico dalla porta al primo dei centrocampisti c’era tanta Serie A: Szczesny, Bereszynsi, Glik, Kiwior, Zalewski. Praticamente 5/11 della squadra giocano in Italia, anche in Serie B, dove da Benevento è stato convocato il muro Glik, sempre titolare. Se Zalewski contro l’Arabia si è accomodato in panchina, è toccato allo juventino Milik mantenere la media di “italiani”; quest’ultimo ha lasciato spazio al pistolero salernitano Piatek negli ultimi minuti, a completare l’attacco guidato da Sua Maestà Lewandowski, che finalmente ha trovato la prima rete in un Mondiale proprio oggi, a 34 anni. Non c’è dubbio, le squadre a maggiore trazione italiana sono queste due: se la Polonia è vicina a regalare una grande gioia al proprio popolo, la Serbia tra due giorni contro il Camerun deve invertire la rotta, per rimanere una potente outsider.

La Serie A al Mondiale, gli altri

Proprio a difendere i pali del Camerun ecco la pantera interista Andrè Onana: contro la Svizzera all’esordio non sono bastate le sue parate ad evitare la sconfitta. Ma il nerazzurro ha scritto un curioso record: mai un portiere al Mondiale aveva toccato 26 palloni fuori area, questo dato conferma il suo dinamismo. A fargli compagnia il “motore” Anguissa, metronomo del Napoli. Rimanendo in Africa, sponda Senegal, ecco la stella della Salernitana Dia, al quale l’infortunio di Manè ha regalato la titolarità e anche lo sfizio del gol alla prima presenza nella rassegna. Spostandoci in Sudamerica ecco il trittico brasiliano della Juve con Danilo, Alex Sandro e Bremer; il plotone argentino ad accompagnare Leo Messi è invece formato da Paredes, Di Maria, Dybala e il bomber Lautaro: parola d’ordine cancellare l’Arabia per ripartire da stasera contro il Messico di Lozano; una sconfitta significherebbe eliminazione. Anche la squadriglia dei croati è nutrita di “italiani”: Brozovic, Vlasic, Pasalic ed Erlic, con l’interista e il granata cardini del gioco. Anche nell’Olanda c’è una buona impronta nerazzurra, dato che agli ordini di Van Gaal sono giunti De Vrij e Dumfries, insieme a loro De Roon e Koopmeiners, nerazzurri di Bergamo; senza dimenticare i vicini del Belgio che aspettano Lukaku, attanagliato da problemi fisici sin da inizio stagione. Per chiudere questo insieme abbiamo Kim (Corea), Ampadu (Galles), Lozano (Messico), Rodriguez (Svizzera), Maehle e Kjaer (Danimarca), più tanti altri che qui non cito. Lascio per ultimo Rafa Leao, da cui mi aspetto molto nel Portogallo di CR7. Ah, quasi dimenticavo, Tomori, Smalling e Abrahm… non sono stati convocati da Southgate, che ha deciso di non pescare dalla Serie A per qualche complesso di superiorità. Peccato, l’avrebbero meritato. Il tempo ci dirà chi avrà ragione: Southgate oppure i “nostri” inglesi?