Serie A Roma-Napoli. Chissà se in questi giorni Mourinho si sarà presentato da Mattarella al Quirinale per le consultazioni, essendo lui uno dei pochi leader con plebiscito totale. Qui però avrebbe potuto incontrare il suo amico “Spallettone”. Anche Luciano da un mese a questa parte sta recitando la parte del capopopolo, avendo sotterrato con i fatti i mugugni della quasi totalità dell’universo Napoli. Domenica sicuramente non saranno dal Presidente, poiché è in programma una classica del nostro campionato: Mou vs. Luciano, che determinerà se Spalletti conserverà il governo sul campionato o se l’opposizione di Josè si candiderà a forte antagonista. Una sfida che nasce da lontano e che, oggi come nel 2009, vale tantissimo. Paradossalmente ora è Luciano a dare le carte al maestro di Setubal, guardandolo dall’alto, per un confronto che appare indecifrabile sia in panchina che nei duelli individuali. Osservando qualche numero, il Napoli è avanti sotto quasi tutte le voci rilevanti: i gol (25 a 13, pari in quelli subiti: 9 a 9), il possesso palla (58% a 48%), i passaggi medi (458 a 356), i tiri totali (20 a 15); mentre la Roma è avanti per porta inviolata (4 a 3), recuperi (10 a 7) e inaspettatamente nelle grandi occasioni create (38 a 35). Non dobbiamo lasciarci ingannare, riducendo il tutto ad una Roma pragmatica e ad un Napoli giocoliere. In primis perché Mou con Dybala – purtroppo assente domenica – ha raddoppiato se non triplicato le opzioni offensive e il gioco ne sta beneficiando, come dimostra il posizionamento medio dei giallorossi in campo, slittato qualche metro più avanti. In secundis perché il Napoli battagliero ha fatto vedere, ad esempio contro Lazio e Milan, di sapersi schiacciare nella propria trequarti per portare a casa i tre punti. Detto ciò chi scommetterà sul risultato avrà qualche grattacapo: il Napoli pregusta la fuga fino al Mondiale e la Roma brama di arrivare a meno uno grazie alla vittoria. 26 punti contro 22, un’occasione ghiotta per entrambe, ma soprattutto per Luciano che sogna – al settimo confronto – di fermare Josè.
Serie A Roma-Napoli, i duelli individuali
Tatticamente gli assetti in campo saranno agli opposti. La Roma pare aver consolidato la difesa a 3 oscillando tra un 3-4-2-1 (con Dybala trequartista e Pellegrini mediano) e un 3-4-1-2 (con Abraham e Belotti davanti a Pellegrini). Il Napoli, a seconda degli uomini a disposizione, varia dal 4-3-3 (con Raspadori falso 9 e Lobotka regista) al 4-2-3-1 (con Osimhen davanti ai trequartisti e Anguissa a fare coppia con lo slovacco in mediana). Due modi distanti di vedere il gioco, come sono diversi gli attori in campo. Ad opporsi alla furia di Abrahm – a secco da agosto – ci sarà Kim: il coreano dovrà stare addosso all’inglese che beneficia del suo ottimo senso della posizione, aprendo il gioco sulle ali o lanciando i centrocampisti in inserimento. Dall’altro lato un redivivo Smalling, a seconda di chi affronterà, dovrà seguire le zolle di Raspadori – che ama staccarsi per andare a prendersi il pallone – oppure controllare i movimenti di Osimhen e cercare l’anticipo, data la differenza di velocità tra i due. Spunto e rapidità chiamano Kvaratskhelia. Il georgiano avrà davanti Karsdorp, il quale ha due scelte: o lo spinge verso l’esterno, facendolo crossare per lo più dal fondo non concedendogli il rientro verso la trequarti; oppure farlo rientrare ed agire in coppia con qualcuno cercando di arginarlo, per evitare i suoi cross taglienti dal fondo. Insomma, avete capito, ancora nessuno ha compreso come fermare l’uragano dei Carpazi. In bocca al lupo a Karsdorp. Spesso però a decidere un match sono quei soggetti che passano in secondo piano, che si battono in mezzo al campo. Nel Napoli Lobotka sposta gli equilibri, è un vero catalizzatore di palloni, il palleggio della squadra passa da lui; solo inaridire le fonti di gioco dello slovacco permetterà ai capitolini di rifiatare tra una folata e l’altra degli azzurri. Nella Roma Cristante è l’anima della squadra, fondamentale in fase di interdizione e sempre pronto a prendere il giallo per la causa; se è in giornata e amministra la linea come sa fare, è un difensore aggiunto. Ci sono tutti i presupposti per assistere ad un confronto di vertice. Forse uno di questi nomi farà gioire Spalletti o Mourinho, ma anche De laurentiis o Friedkin
Serie A Roma-Napoli, i presidenti
Se sul campo e in panchina siamo all’opposto, anche negli uffici siedono due tra le personalità più distanti e univoche del pallone italiano. Dan Friedkin, imprenditore californiano di lungo corso, ha assunto il timone della Roma nel 2020, in piena crisi pandemica, risollevando finanziariamente e sportivamente il club. AdL lo ha preceduto di qualche anno, riposizionando Napoli sulla cartina geografica del calcio, dalla C alla Champions. L’americano è un leader silenzioso, imprenditore di lungo corso che opera con la complicità del figlio Ryan; ha agito in tandem con Mourinho, rendendolo volto e voce della società, uscendo allo scoperto solo la notte del trionfo in Conference; il suo obiettivo adesso è vincere qualche coppa in Italia, consolidare la società e perché no, tra una decina d’anni venire a fare il presidente a tempo pieno. Aurelio è tutto il contrario: fumantino e imprevedibile romano, amante delle accese riunioni di Lega, dove offre le migliori performance di invettiva, sempre presente a sostenere la squadra dagli spalti e costantemente in primo piano sotto i riflettori; ha resuscitato anche il Bari affidandolo al figlio Luigi dall’abisso delle categorie inferiori, un vero eroe per il calcio del Sud con il pallino dello Scudetto, fattore che lo renderebbe divinità a Napoli, per poi cercare un acquirente e mettersi serenamente in pensione. Ma prima della gloria non vuole vendere, conscio che tra qualche anno gli investitori potrebbero essere ingolositi e alzare il tiro, visti i risultati. Sono convinto che Aurelio de Laurentiis sia l’ultimo grande mecenate del calcio italiano. Una cosa hanno in comune: la passione per il cinema. Entrambi sono amministratori di società di rilievo, Aurelio ha anche contribuito a influenzare il costume italiano, con la saga dei Cinepanettoni. Il Napoli e la Roma, grazie ad una direzione sostenibile, sono esempi di una corretta politica societaria, che non teme le secche economiche del momento, anche per l’operato dei due presidenti. Una sfida suggestiva, in campo, in panchina e in tribuna.