Basket Playoff, Olimpia Milano tricolore. Con il successo casalingo di sabato sera sulla Virtus Bologna, l’Olimpia Milano ha vinto il ventinovesimo scudetto della sua lunga e vincente storia. La serie con gli avversari emiliani è stata avvincente, ha offerto momenti di grande pallacanestro. In campo, protagonisti formidabili: Melli, Shields e Rodriguez per Milano, mentre dall’altra parte Hackett, Shengelia e Teodosic hanno lottato fino alla fine. I meneghini hanno vinto la serie 4-2, l’apoteosi al Forum di Assago ha consacrato una squadra amatissima dalla città e che ha mostrato uno spirito di gruppo forse impareggiabile, nel quale i grandi veterani sono risultati fondamentali.
Basket Playoff, Olimpia Milano tricolore. I valori della squadra milanese
A distanza di quattro anni, l’Olimpia si gusta il sapore dolcissimo di uno Scudetto conquistato contro tanti pronostici e al termine di una stagione costellata di infortuni e difficoltà varie. Non ci avrebbe forse scommesso nessuno, visti i precedenti stagionali con la Virtus Bologna e l’ottima pallacanestro che la squadra di coach Sergio Scariolo ha offerto, soprattutto al termine della stagione regolare e nei Playoff. Ciò nonostante, i biancorossi allenati da Ettore Messina (al quarto scudetto da coach) hanno messo in bacheca un altro trofeo, quello più desiderato, voluto, quasi agognato. Nel farlo, hanno espresso un concetto di “squadra” che travalica forse il senso stesso dello sport per abbracciare, pienamente, quello della vita in una società. Un gruppo di grandi professionisti, sicuramente, dotato però di valori umani che non sempre vediamo presenti su parquet, rettangoli verdi o taraflex, specie in questa contemporaneità. Lo stesso si potrebbe scrivere per il gruppo delle Vu-Nere, pieno di figure carismatiche e di grandi giocatori, ma il focus dell’attenzione deve rimanere sull’Olimpia non soltanto perché squadra vincitrice. Il sistema biancorosso esiste e sussiste perché si fonda su solide basi valoriali, capaci di compensare i momenti in cui talento, stato di forma psicofisico e positive variabili non sembrano bastare. Milano ha vinto perché è stata squadra, perché ha saputo fare tesoro dello scorso anno nella gestione dei suoi interpreti e, soprattutto, perché ha ritrovato completamente il suo pubblico, come negli anni dello “sputare sangue” di Petersoniana memoria.
Basket Playoff, Olimpia Milano tricolore. La cronaca di gara 6
L’epilogo sembra già scritto nell’esplosiva partenza milanese che offre il miglior basket di tutta la serie scudetto. Segna in ogni modo l’Olimpia, specie in contropiede, figlio di una difesa che non lascia pertugi. Due stoppate di Hines tolgono ai virtussini l’arma più pericolosa finora: i lunghi. Così Bologna subisce di tutto e di più incespicando nella sua idea di pallacanestro (7 perse). Le triple di Rodriguez, Datome e Grant sono spezzagambe: 20-8, tanto per gradire e 29 punti realizzati nei primi 10 minuti. Sotto di 13 (16-29) però i campioni d’Italia si riorganizzano partendo dalla difesa: Milano s’incaglia in attacco, la solo tripla di Datome è troppo poco per poter vivere di rendita, così Bologna torna fino a -5, spinta da Alibegovic e Hackett. Ma il problema delle palle perse è il tarlo che manda in tilt i pensieri virtussini. Milano è spietata nel raccogliere le amnesie altrui e con Shields va al riposo sul 41-36. Non è però la mattanza del primo quarto e, tutto sommato, la Virtus è di nuovo in partita. Trattasi, però, di illusione. La voglia di scrivere la storia vibra soprattutto sotto la casacca biancorossa. Un splendido Datome, nel terzo periodo, prepara il colpo del ko. Sono già 17 i punti di Gigione, mentre la tripla da dieci metri di Rodriguez fa esplodere il Forum e suona pure come il regalo d’addio del Chacho che rimarrà comunque nella storia dell’Olimpia. La Virtus pare a un passo dal gettare l’asciugamano: i soli 10 punti nel quarto sembrano una sentenza anticipata, lo scudetto comincia a scucirsi dalle canotte bianconere. Il 61-46 della terza sirena è l’anticamera dell’Ade per le V nere che crollano di schianto sull’ultima discesa. Milano, ancora con Rodriguez, tocca il +25. Scariolo chiama timeout, ma i suoi sono ancora a secco dopo 5 minuti. Il break di 10-0 è esaltazione pura per Milano che trova cioccolatini un po’ da tutti. Il pathos evapora lasciando spazio alla festa del Fiero Guerriero. È la notte dello scudetto biancorosso.