Nei giorni scorsi, non senza problemi per alcune di esse, le società di calcio hanno depositato in FIGC il c.d. indice di liquidità.
Il c.d. indice di liquidità è stato introdotto dalla FIGC nel 2015 all’interno delle NOIF ed è uno dei requisiti necessari che le società devono avere per potersi iscrivere al campionato.
Nelle NOIF viene spiegato che “l’indicatore di liquidità (AC/PC), utilizzato per determinare l’eventuale carenza finanziaria, è calcolato attraverso il rapporto AC/PC tra le Attività Correnti (AC) e le Passività Correnti (PC)”.
In altre parole si tratta di un indice che dimostra quando un club sia in grado di poter rispettare i propri impegni finanziari a breve termine.
Calcio e finanza: l’indice di liquidità come si calcola.
L’indice è calcolato attraverso il rapporto tra le “Attività correnti” e le “Passività correnti”, all’interno di un periodo di 12 mesi.
Si tratta del rapporto tra la somma del denaro posseduto con quello dovuto dai propri creditori e i debiti e i pagamenti da estinguere.
Per la Serie A, l’indicatore di liquidità stabilito equivale a 0,5, così come per la Serie B. Più severa la decisione per quanto riguarda la Lega Pro, dove il valore dell’indice richiesto è 0.7.
Calcio e finanza: l’indice di liquidità procedura e conseguenze.
L’indicatore di liquidità viene monitorato due volte all’interno di una stagione dalla Co.Vi.So.C. (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche).
Chi non rispetterà i parametri stabiliti, invece di vedersi bloccato il mercato in entrata, non potrà iscriversi al campionato.
Le società non in regola avranno tempo sino al 22.06.2022 per regolarizzare la propria posizione.
In caso contrario le società non in regola saranno escluse dal campionato di appartenenza con tutte le conseguenze del caso.