Nella notte di domenica 8 maggio la Commissione al Senato ha approvato con un emendamento la riforma del c.d. Decreto Crescita che avrà effetti anche nel mondo dello sport e del calcio in particolare.
È stata infatti modificata la norma che prevede sgravi fiscali per l’immigrazione di lavoratori stranieri, non residenti in Italia da almeno due anni.
Per quanto riguarda il calcio i nuovi paletti da seguire per i vantaggi sono più stringenti.
Il tesserato, infatti, dovrà avere almeno 20 anni e guadagnare almeno 1 milione di euro.
Varata la riforma del Decreto Crescita con ripercussioni anche nello sport: cosa cambia.
La normativa precedentemente vigente prevedeva vantaggi fiscali per gli stranieri che venivano tesserati dalle società sportive italiani e che non avessero da almeno due anni la residenza fiscale in Italia.
Le nuove regole saranno, invece, più stringenti.
I vantaggi fiscali saranno, come già ricordato, a favore solo di chi:
- ha contratti da un milione di euro in su (al lordo Irpef);
- abbia compiuto almeno 20 anni.
La riforma in commento, inoltre, prevede una eccezione che riduce ulteriormente la soglia a 500 mila euro per le federazioni che sono passate al professionismo più di recente (ad esempio il basket).
La riforma, ovviamente, non ha un effetto retroattivo e dunque i contratti precedentemente stipulati restano salvi.
Varata la riforma del Decreto Crescita con ripercussioni anche nello sport: le motivazioni.
La ratio di tale riforma è rinvenibile nella volontà e finalità di disincentivare il ricorso sistematico a giovani stranieri per le formazioni giovanili delle società incentivando così il tesseramento di stranieri presumibilmente più formati e qualificati.
In altre parole, un nuovo tentativo di reitalianizzare i nostri settori giovanili e far ritornare nei nostri campionati i campioni stranieri oltre ad una probabile conseguenza per la seconda mancata qualificazione di fila ai mondiali di calcio, nella speranza che il mondo del calcio e dello sport italiano torni dove è di sua spettanza.