Abbiamo intervistato Renzo Rose, wrestler italiano di caratura internazionale. Il lottatore, cresciuto “sotto l’influenza” di Rey Misterio, ha mosso i primi passi nel mondo del wrestling senza grandi ambizioni. Grazie al talento e al duro allenamento è arrivato a esibirsi nello storico Europa Hotel di Belfast. Renzo Rose vuole portare il suo concetto di italianità sul ring, omaggiando il lato più bello del nostro paese senza imitare i soliti stereotipi.
Benvenuto Renzo Rose. Ti chiedo subito com’è nata la tua passione per il wrestling e come ti sei avvicinato a questo sport-spettacolo.
Come tutti ho seguito alle elementari il wrestling su Italia 1. Il mio idolo indiscusso è stato Rey Mysterio. Mi ha emozionato come pochi, non tanto per il suo atletismo, ma per l’espressività che riusciva a comunicare anche con il limite della maschera. Inoltre, da piccolino ero abbastanza basso e gracile rispetto ai miei coetanei e anche per questo ho simpatizzato spesso per lui. Con la tragedia relativa alla vicenda di Chris Benoit ho perso totalmente la passione, è stato un vero trauma per me che, a dire il vero, faccio ancora fatica ad elaborare. Ho avuto un distacco dalla disciplina fino al 2011, quando ho iniziato a guardare nuovamente il wrestling, e da quel momento CM Punk è diventato il mio “nuovo” idolo. Ho sempre avuto molte passioni e, onestamente, il wrestling non era la maggiore. Mi appassionava molto di più la storia e la lotta libera. Tuttavia, ho sempre avuto il pallino di provare a diventare un wrestler, ma senza avere uno scopo preciso, soltanto per allenarmi. Naturalmente facendo pratica mi sono innamorato della disciplina, e credo che sia accaduto anche grazie ai risultati tutto sommato buoni che ho ottenuto in poco tempo, risultati oltre le mie aspettative.
Come mai hai scelto questo soprannome?
A dire il vero sono Renzo Rose da poco più di un mese, prima ero la rockstar Dylan Rose, un personaggio generico ma molto utile per fare “gavetta” nei primi anni della carriera. Con il tempo però l’ho trovato limitante, in quanto non “unico”, e non l’ho sentito più mio. Così sono diventato Renzo Rose “l’ultimo fiore dell’Eden”. Io voglio portare un po’ di italianità sul ring, ma non portando il classico “mafioso”, “pizzaiolo” o altri personaggi stereotipati che personalmente trovo odiosi. Come ho detto prima, sono molto appassionato di storia, mi ha sempre affascinato il Rinascimento Italiano e l’arte italiana, e mi son reso conto che sarebbe interessante portare questo aspetto dell’Italia sul ring. Quindi sono diventato Renzo Rose, un personaggio esotico che omaggia molto la bella Italia, quella del carnevale di Venezia, della moda, della storia e ho preso ispirazione dai costumi e dai personaggi della commedia dell’arte e dell’opera. Mi sto divertendo molto e il pubblico rimane sempre affascinato da questo personaggio (per loro) esotico.
Qual è stato l’incontro che ti ha regalato più emozioni?
In realtà gli ultimi incontri, questi della prima parte del 2022, mi stanno emozionando molto. Noto che sto diventando più maturo sul ring e sto avendo le maggiori opportunità. Potrei nominare il mio incontro di debutto di Renzo Rose in un main event in Irlanda del Nord, o gli show per famiglie in cui i bambini hanno urlato a squarciagola per quanto volessero la mia sconfitta, ma senza ombra di dubbio l’incontro più emozionante è stato il mio primo match singolo per l’importante federazione irlandese Over The Top Wrestling, contro la loro star di punta Scotty Davies, nello storico Europa Hotel di Belfast, davanti a 800 persone. Il match è piaciuto molto al pubblico e ai veterani presenti, tanto che alla fine il pubblico mi ha dedicato il coro “please come back”.
Hai battagliato su diversi ring in Italia e in Europa. Dal tuo punto di vista, ci racconti le differenze fra il wrestling italiano e quello europeo?
Secondo me in Italia si sta migliorando in maniera stabile il livello dei lottatori. Naturalmente le nazioni più blasonate nel mondo del wrestling sono ancora di un’altra categoria, ma sono sicuro che lavorando con serietà e costanza si riuscirà a raggiungere un livello nettamente competitivo anche in patria. Sono molto contento per il successo che molti miei connazionali stanno ottenendo all’estero. Tuttavia, per quanto riguarda l’organizzazione di eventi in patria bisogna dire che siamo ancora molto indietro (con la dovuta eccezione di alcuni organizzatori di massima serietà tra cui, primo fra tutti, Fabio Tornaghi). Molte federazioni non pagano ai lottatori neanche il rimborso spese e sempre più wrestler devono proporsi gratuitamente per ricevere uno spazio in questi eventi. Inoltre, spesso non c’è una buona strategia pubblicitaria, o peggio, non esiste affatto. Di conseguenza non si possono raggiungere buoni numeri di pubblico. Mercato per il wrestling in Italia c’è, spero solo in maggiore serietà e professionalità degli addetti ai lavori, e sono sicuro che il pubblico aumenterà. Di conseguenza, si creerà un mercato in cui i lottatori e gli organizzatori di eventi riusciranno entrambi a guadagnare facendo crescere il blasone della disciplina.
Parlaci delle tue aspettative future e delle tue ambizioni: dove vuoi arrivare nel mondo del wrestling?
Io getto il cuore più in avanti possibile e vedrò dove arriverò. Non ho un obiettivo a lungo termine se non continuare a lavorare con costanza, divertendomi. Se arriverò al main event di WrestleMania o a lottare ogni weekend in show in giro per l’Europa, sarò soddisfatto comunque. Spesso non si sa dove ti porta il wrestling: un giorno puoi lottare in una fiera in Toscana davanti al pubblico occasionale e il giorno dopo puoi ricevere una chiamata importante di una federazione internazionale. E’ molto casuale, a dire il vero. Per quanto riguarda gli obiettivi a breve-medio termine, spero di poter lottare nelle più importanti federazioni del Regno Unito come l’ICW, Progress o Rev Pro, oltre a girare nazioni europee come Francia, Germania e Spagna.
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