Covid-19 e la bicicletta come futuro del trasporto in Europa

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Chissà quanti tra bambini e ragazzi si sono ritrovati il giorno di Natale a scartare una nuova fiammante bicicletta sotto l’albero. Scommettiamo che non solo tra i più piccoli le due ruote abbiano spopolato queste festività. Nel 2020 c’è stato un +17% nelle vendite di biciclette rispetto all’anno precedente ed il trend sembra non arrestarsi.

La bicicletta, come una fenice, continua a rinascere dopo ogni grande crisi diventando il simbolo della nuova realtà. Lo è stato dopo il secondo conflitto mondiale, dove le due ruote hanno permesso ad un paese in ginocchio di riniziare a muoversi. Lo è stato nei paesi del centro Europa come l’Olanda dove, dopo la crisi petrolifera degli anni ‘70, la bicicletta è diventata il mezzo di trasporto preferito nelle città. Lo è infine oggi, con la bicicletta che diventa uno dei pochi mezzi di trasporto ad incarnare gli ideali di sostenibilità e attenzione al futuro che la pandemia ci ha lasciato. Chissà per quanto tempo ancora questo semplice mezzo ci accompagnerà nelle nostre uscite quotidiane.

Ma quale sarà il futuro delle due ruote?

Il rilancio della bicicletta nell’era post covid è un fenomeno che non riguarda solo la Penisola ma tutto il vecchio continente. Dalla Francia alla Germania, passando per UK e Spagna la bicicletta è sempre più al centro delle politiche dei governi europei specialmente nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, è l’esempio virtuoso d’oltralpe. Negli ultimi due anni la prima cittadina di Parigi ha puntato fortemente sulla mobilità dolce aprendo decine di chilometri di “percorsi coronavirus”, escludendo alle auto anche la prestigiosa Rue de Rivoli. La Francia si conferma la più virtuosa negli investimenti del Recovery Plan dei quali più del 50% è investito sulla sostenibilità. Al secondo posto troviamo la Spagna con il 41%, poi Germania (39%) e infine l’Italia che investirà il 31% dei fondi nella transizione ecologica.

Poco al di fuori dell’Unione troviamo invece Londra che tenta di decuplicare gli spostamenti in mobilità dolce. Lo stesso Boris Johnson ha recentemente affermato «…questo è un buon momento per mettere la Gran Bretagna sulle due ruote», destinando circa 2 miliardi a pedoni e ciclisti del Regno Unito. Questa visione è condivisa anche con il primo cittadino di Londra Sadiq Khan che negli ultimi anni  ha bloccato l’accesso al centro della City alle auto, non senza dissenso tra gli automobilisti londinesi.

La mobilità dolce e la città dei 15 minuti 

Dopo la Pandemia, l’obiettivo delle grandi metropoli Internazionali è quello di ripensare la loro struttura verso una realtà più a misura d’uomo. Infatti, grazie alla comparsa della mobilità elettrica, sempre più cittadini di tutte le età iniziano a strizzare l’occhio verso modalità più sostenibili per i propri spostamenti.

Continuano ad emergere in questo senso modelli virtuosi come quello di Barcellona che nell’ultimo decennio ha saputo trasformare completamente la propria viabilità diventando una delle prime metropoli europee ad assomigliare all’idea di “città del quarto d’ora”.

La filosofia de 15 minuti filosofia prevede una trasformazione radicale del contesto urbano dove i quartieri di una metropoli riescono a fornire agli abitanti tutti i servizi necessari come: scuole, negozi, ristoranti e servizi raggiungibili a piedi o in bicicletta.

La situazione italiana nella mobilità sostenibile

Un forte segnale nella penisola è stato dato dal governo italiano che ha appena stanziato 600 milioni di euro per piste ciclabili e ciclovie su tutto il territorio, ma ancora c’è tanto lavoro da fare. Infatti a mancare sono spesso le infrastrutture, specialmente nel meridione, che non permettono spostamenti sicuri per chi non utilizza l’automobile.

Troviamo ancora in alto mare città molte città del centro sud, prime su tutte Roma e Napoli, in cui la mobilità dolce stenta a svilupparsi per colpa sia delle grandi distanze ma anche per la mancanza di ciclabili e vie pedonali che difficilmente si sposano con il contesto urbano di queste città.

La città ad oggi più attiva nel Belpaese per sviluppo della mobilità dolce è sicuramente Milano dove ci sarebbe un progetto, grazie anche ai fondi del PNRR, per la costruzione di ulteriori 750 km di piste ciclabili tra Milano e hinterland.

Il primo posto per spostamenti sostenibili in Italia va sicuramente all’Emilia Romagna con Ferrara, soprannominata “la città delle biciclette” che vede più del 30% della popolazione muoversi sulle due ruote e Bologna che punta ai 1.000 km di ciclabili entro il 2030.

Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/covid-bicicletta-sostenibilita/