Vincere è davvero l’unica cosa che conta?

Giocare bene è condizione essenziale per vincere partite e trofei? Cosa vuol dire “giocare bene”?

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Negli ultimi anni la più grande domanda nel calcio moderno è stata “Un bel gioco aiuta far vincere trofei?”. Ma di cosa parliamo quando scriviamo, leggiamo e parliamo del “bel gioco”. Il ritorno in panchina di Allegri ha riacceso questo discorso su quanto serva una minima impostazione offensiva nelle squadre che puntano al titolo, non solo nazionale. Ma chi vince i trofei? Chi gioca meglio? In Europa si e adesso vediamo come.

L’Europa che non difende.

Daniele Adani, noto ex-calciatore, studioso del calcio nonchè noto commentatore sportivo, poco tempo fa disse “In Europa non si specula sul risultato”. Il personaggio, che può piacere o meno, non aveva tutti i torti. Perché? Perché in Champions, almeno nelle ultime 3 edizioni, hanno vinto tutte squadre che fanno del gioco offensivo, unito certamente alla minuziosa fase difensiva, la loro arma principale. Se pensiamo infatti al Liverpool di Klopp, il Bayern di Flick e per ultimo di attualità, il Chelsea di Tuchel, ci vengono subito in mente dei punti in comune: costruzione dal basso, verticalità, altissima intensità. Certamente a tutte queste squadre non mancano campioni, ma sembra quasi un’ovvietà. Tutte queste 3 squadre esprimono un calcio moderno, dinamico, dove non basta più difendersi per ottenere il risultato che si è prefigurato 10 minuti prima. Bisogna sempre creare opportunità, in questa nuova epoca calcistica non puoi mai fermarti e guardare l’avversario, devi avere sempre il ritmo che quella partita ti impone. Certamente le due fasi sono tra loro comunicanti, non puoi vincere senza un’ottima difesa o senza un ottimo attacco. A fare la differenza in campo internazionale è anche il sistema di gioco che prende forma in base al parco giocatori a disposizione. In campo internazionale non ci si ferma mai nell’arco della partita e tutte le squadre hanno le loro occasioni per dare sorprese inaspettate. Un esempio è l’Ajax 2018-2019 che eliminò prima il Real Madrid e poi la Juventus di CR7. Come può una squadra composta da giovani calciatori che si affacciano alle coppe europee battere squadre dalla grande tradizione? Con il gioco appunto, un calcio aggressivo, tecnico, veloce, giocato su alti ritmi. Questo ha portato i lancieri in semifinale, cadendo solo al Tottenham di Pochettino.

 

Ma per vincere basta?

Come mai l’Ajax non è stata almeno una finalista di quella stagione europea? Uno dei motivi si trova nella sua fase difensiva, che ha concesso troppe opportunità a ogni avversario. La difesa alta, il far leva su 1 vs 1 individuali ha portato molte difficoltà ai difensori dell’Ajax davanti ad avversari  molto tecnici, come Lucas Moura. Facendosi saltare negli 1-1 si veniva a creare una situazione di inferiorità numerica e conseguente spazio per i giocatori offensivi. Ma questo l’Ajax lo fa da una vita, è un suo diktat. Dunque il bel gioco da solo non basta, servono innanzitutto dei giocatori di un certo livello, poi un’organizzazione generale che dia alla squadra un equilibrio, parola che usa spesso Luciano Spalletti, anche ai tempi della Roma.

Che tipo di allenatore serve per vincere?

Da qui un’altra polemica ha accompagnato per anni i dibattiti sportivi sugli allenatori più quotati. Un esempio sono Allegri e Zidane, che hanno vinto tantissimi trofei, il secondo più internazionali e remunerativi. Questi allenatori vengono tutt’ora definiti bravi gestori ma nulla di più, questo perché nella loro carriera hanno allenato squadre zeppe di campioni, come Juve e Milan(Allegri) e Real Madrid(Zidane). Dal mio limitato punto di vista l’allenatore deve si sapersi adattare alla rosa che ha a disposizione, ma in presenza di una squadra con 22 titolari deve specialmente gestirne i momenti, dentro e fuori dal campo. In questo i due sopracitati sono dei fuoriclasse. Ma cosa sta succedendo in questo momento? Ora che Allegri non allena più una Juve con un tasso tecnico così alto sta andando in difficoltà a trovare un equilibrio che gli garantisca risultati. Ci sono varie ragioni ma una delle più quotate è che non si sia aggiornato come allenatore nei suoi due anni sabatici. Aggiornare? In che senso? Un allenatore con due finali di Champions si deve aggiornare? Certo che può, se ne vede lui il bisogno e se gli si chiede un tipo di lavoro, il problema è che alla Continassa ultimamente regna una momentanea confusione societaria. I dirigenti, credendo di avere in mano una squadra da titoli, hanno preso un gestore che però si trova in difficoltà. Dunque a monte ci sono errori di valutazione evidenti ed ora Allegri ha una sfida molto ardua, quella di migliorare il suo sistema con i giocatori a disposizione più quelli che arriveranno a gennaio.

Costruire una squadra

Esistono due modi per creare una squadra vincente: prendere un allenatore e creare una rosa in più stagioni cercando innesti su sue indicazioni; avere una rosa già forte e prendere un allenatore che ha un sistema di gioco che ne valorizza tutti i giocatori. Esempio n1 è il Liverpool di Klopp. Una squadra, quella inglese che è stata costruita su chiara indicazione dell’allenatore e che negli anni ha vinto prima la Champions. Con una rosa di eccellente qualità anche quest’anno infatti lotterà per vincere sia il campionato che la Champions. Esempio n2 invece è Zidane, che oltre a gestire i giocatori del Real Madrid ne ha anche valorizzato le qualità generali, facendo anche crescere altri giocatori. Ne sono esempi importanti Vinicius Junior e Rodrygo. La scelta del mister rimane primaria per la creazione di un ciclo vincente o un progetto che alzi il livello del club. Il famoso “head coach” è colui che impone il suo pensiero alla squadra, ma deve anche essere elastico e non troppo fermo nei suoi sistemi. In conclusione il calcio, che è sempre in continua evoluzione, ha bisogno di allenatori che ben si adattino a questo cambio di passo, non monoliti di un altro calcio.