Napoli-Bologna, il tecnico dei partenopei, Luciano Spalletti, ha presentato in conferenza stampa la sfida di domani sera alle 20:45. Si parte da Insigne:
“Lorenzo sta bene, non ha dato sintomi di nessun genere fin da quando ci siamo ritrovati. In questa settimana ha fatto vedere il suo marchio di fabbrica, le sue giocate, quindi è tutto a posto”.
Vincere per ritrovare la testa?
“Bisogna cercare di vincere la partita perché si vuol dare un senso al nostro campionato e per farlo bisogna fare le prestazioni e vincere le partite. Non sarà facile perché davanti troviamo una squadra con il ghigno perché il suo allenatore è fatto così e si tratta di una squadra a cui ha messo mano Walter Sabatini e quand’è così diventa una squadra che ha un senso. Poi basta vedere l’ultima partita disputata in cui hanno riagguantato un risultato in inferiorità numerica. Un’altra squadra qualsiasi, vedendosi sotto di due gol e in inferiorità numerica, avrebbe smesso di lottare. Invece loro l’hanno riacciuffata e persa poi per un eurogol, un colpo di genio di un avversario. Avrebbero meritato un risultato differente. Bisognerà essere in condizioni di mettere dentro tutte le nostre qualità per venire a capo di questa partita”.
Su cosa lavora quotidianamente per migliorare ancora Osimhen?
“Quando ci sono tempi così ristretti, andando ad approfondire si rischia di essere troppo pesanti. E’ chiaro che quando ci sono le settimane a disposizione si rimane anche individualmente con diversi calciatori a fare ciò che riesce loro di meno. Quando il tempo è ristretto va utilizzato a livello di gruppo, di squadra. Poi anche all’interno del gruppo ci sono situazioni che possono migliorare i singoli giocatori perché si guardano i video, si lavora su fase di possesso e non possesso, su quale dovrà essere la nostra costruzione”.
E’ un vantaggio o uno svantaggio giocare spesso dopo al Milan?
“Se stiamo facendo bene o male non devono dircelo i risultati degli avversari, ma le nostre prestazioni. Noi dobbiamo cercare di giocare il nostro calcio, di esprimerlo al meglio, di andare alla ricerca della costruzione dal basso o andare velocemente di là se gli avversari non te lo permettono. Se gli altri hanno vinto o perso non importa, noi dobbiamo fare la corsa su noi stessi e stare attenti alle nostre prestazioni”.
L’accorata difesa post-partita di Spalletti in merito al rosso di Roma è scivolata via come acqua gelida.
“Per quanto riguarda il rapporto con gli arbitri a me sembra di averlo con molti. Riesco a parlare con tutti, anche col quarto uomo, com’è avvenuto con Irrati nell’ultima partita. Non so se ci vorrà ulteriore confronto, sicuramente io a inizio stagione ho detto che lamentarsi è da sfigati. E così è anche con le decisioni degli arbitri che possono sembrarci sfavorevoli. Noi dobbiamo trasformare ogni evento sfavorevole in uno stimolo. Non sono stato né ironico né irrispettoso, io sono stato quello reale che ha provato a dire ciò che voleva dire. Se il mio modo di parlargli ha fatto apparire alle sue orecchie la cosa così devo modificare qualcosa e stare più attento ai miei modi di dire le cose. Questa mentalità, se vogliamo crescere, dobbiamo averla. Io non volevo andare a finire lì, quello che è accaduto è un infortunio. Bisogna star zitti e lavorare meglio. Io in questo caso qui devo andare a essere più chiaro quando voglio dire qualcosa al direttore di gara. Io l’ho chiamato per applaudirlo, ce l’avevo davanti, quindi volevo proprio farglielo. Ma lui l’ha interpretato così e bisogna starsi davanti alle decisioni dell’arbitro”.
Il VAR a chiamata può essere una soluzione?
“Devo ancora documentarmi bene. Detta così può sembrare una cosa interessante. Se ci penso così di getto le società dovrebbero organizzarsi ad avere un elemento che viene da quella professione, ad avere un professionista che fa quello perché ci vorrebbe l’ex arbitro, l’ex guardalinee dentro le società che può insegnarci altre cose e si prende la responsabilità della chiamata, capendo quand’è importante. Diventerebbe come una sostituzione: se una chiamata non la sfrutti bene… Chi lo dice a me qual è la chiamata giusta? Ci vorrebbe un professionista, una telecamera sempre sulla palla che fa seguire queste cose al professionista. Attraverso l’approfondimento dello scorrimento della palla questo ex arbitro deciderebbe qual è il momento giusto”.
E’ il momento del turnover? Il criterio è lo stesso di settembre?
“Un ex professore a Coverciano una volta disse che tutto può essere veleno e medicina, dipende dalle dosi. Quindi dico che vanno valutate più cose. Ci sono tre partite settimanali, giocando domenica e giovedì puoi usare anche gli stessi, poi da giovedì a domenica il ragionamento è diverso. Il criterio è sempre lo stesso, di far giocare molti degli attaccanti che ho. E’ da lì che si crea meno pressione alla fase difensiva perché gli attaccanti tengono bene palla, è da lì che si riesce a fare gol, è da lì che se un difensore si ritrova per 60′ davanti Politano o Lozano e per 30′ Lozano o Politano è una partita difficile per quello che deve difendere in quei 30′ con Lozano e Politano freschi. Per ora non c’è ancora questa mentalità così disponibile da parte dei calciatori, si deve acchiappare ancora tutto il buono di questa nuova regola perché è importante. Bisogna rendersi conto che con l’andare dei minuti giocati le sostituzioni sono fondamentali per vincere le partite. Se andiamo a vedere le grandi squadre si vede che molti hanno sostituito nel reparto offensivo perché è lì che ci sono più soluzioni, sia per difendere che per attaccare”.
Sul Bologna.
“Se li ammucchi diventa più facile andarli a pressare e per loro è più difficile ricostruire. Nelle ultime partite hanno più sostanza, gli esterni debbono adattarsi a seconda punta. Bisognerà fare una grande gara”
Come sta Zielinski?
“Ancora non è andato ad acchiappare il meglio di se stesso, io lo aspetto a braccia aperte. Ha qualità di corsa, il tiro da fuori, ha lo strappo che ti spezza in due. Non è ancora in grandissima condizione, ma lo vedo in crescita. Queste partite ravvicinate lo aiuteranno sicuramente. Deve mettere a regime il suo motore perché ne abbiamo bisogno”.
Bologna e Salernitana in 67 ore: vanno dosate le energie?
“E’ un po’ come sull’ottovolante, rido e strillo allo stesso tempo perché poi sono queste partite ravvicinate, in cui hai un po’ di timore a far giocare qualcuno, però chi puoi mettere sempre soprattutto nel reparto offensivo può darti delle giocate che fanno parte del bagaglio dei nostri calciatori. Le partite sono ravvicinate, ma vale per tutti. Su questo fatto si potrebbe anche andare a sindacare qualcosa, ma poi ci sarebbero messaggi sbagliati per la squadra e noi stessi. Noi non vogliamo mettere le mani avanti, ma pigiare sempre perché dobbiamo passare di lì. Possono buttarci qualsiasi cosa sulla strada, ma noi dobbiamo andare di là perché abbiamo la squadra per farlo. Spesso abbiamo dato meriti a me e vi ringrazio perché mia figlia è contenta quando mi vede sul giornale. Secondo me è mancato sottolineare ulteriormente i meriti di una società che in questi anni ha costruito una squadra forte. I calciatori devono saperlo, io continuo a ribadirlo. Abbiamo i ricambi giusti. Io continuerò a sostituire, l’ultima partita l’ho fatto meno di sempre e secondo me ho sbagliato”.
Vi dispiace non partecipare alla Copa Maradona? State organizzando dell’altro?
“So che il presidente sta organizzando qualcosa, ci sono ragionamenti in evoluzione. La Copa Maradona ci soffocherebbe ancora di più, penso sia giusto non partecipare a questa competizione. Ma è giusto partecipare a qualsiasi evento sarà fatto in funzione di Diego”.
Napoli-Bologna, Spalletti sul duello col Milan
Un patrimonio del calcio italiano come Osimhen non dovrebbe essere più tutelato? Gli fischiano pochi falli.
“Si fischia abbastanza nel nostro campionato. Se non sbaglio nell’ultima partita giocata in casa c’è stato il tempo effettivo di gioco più basso del campionato proprio a causa dei tanti falli, il Torino ne ha fatto più di noi. Tutti i club hanno dei calciatori che gli piacerebbe tutelare, però poi se si va a marcare un po’ a uomo, ad avere un po’ più di forza in campo, a richiedere di continuo questa voglia di duelli individuali, i falli vengono fuori. Osimhen si è già adattato molto bene e deve sapere che ne deve ricevere molto di più, fa parte del suo ruolo. Dopo i messaggi mandati la partita partita devo dire che lui ha recepito tutto e ora ha un comportamento esemplare, a noi va bene così”.
Che idea s’è fatto sulla Superlega?
“Non lo so di preciso. In questo momento è bene se rimango focalizzato sul mio. La vedo difficile fare una Superlega, togliendo le migliori squadre ai campionati, senza far andare i tifosi a vedere le partite davvero visto che gli spostamenti sarebbero tanti. Mi auguro che col passare del tempo si ritrovino gli stadi pieni perché lo stadio è un bel luogo in cui si possono creare tante iniziative. Quindi la Superlega no”.
Su Mertens.
“Può fare tutto: sottopunta, punta esterna, io lo vedo centrale. In allenamento fa vedere di essersi messo alle spalle questo infortunio. Dries ha voglia di giocare, ogni volta che lo chiamo è già dove voglio”.
Come parlerà con il suo vice?
“Il mio secondo (Domenichini, ndr) sarà in panchina, il modo di parlarci lo troveremo”.
La urta che si parli di Milan in fuga e non di Napoli?
“Non ci facciamo condizionare da queste cose qui. Credi in te stesso o non credi in te stesso, in mezzo il nulla”.
A che punto è Ghoulam?
“Ghoulam sta migliorando di volta in volta e ha bisogno di un pochettino più di tempo. Noi siamo molto fiduciosi perché lui conosce il calcio, conosce la nostra squadra, conosce il verso per fare le cose perbene”.
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