Matteo Berrettini non ce l’ha fatta a scalare la montagna più alta, quella rappresentata da Nole Djokovic. Dopo aver conquistato il primo set, il tennista romano è stato letteralmente dominato dal serbo, il cui rendimento è lievitato in maniera costante lungo tutto l’arco del match. Per il numero 1 del ranking prosegue quindi la corsa verso il Grande Slam e il 21° Slam di una carriera straordinaria.
Dall’illusione al crollo
Il match è partito bene per il nuovo numero 7 della classifica mondiale. Berrettini è infatti riuscito a reggere il palleggio e a sfruttare al meglio il suo poderoso servizio, chiudendo in tal modo 7-5 la prima frazione.
Già all’inizio del secondo set, però, i 77 minuti necessari per vincere il primo sono sembrati pesare come un macigno sul romano. Djokovic ha letteralmente innestato il turbo, mentre Berrettini è stato costretto a rifiatare. Il match è così filato rapidamente verso il suo logico epilogo, con il serbo capace di lasciare soltanto altri sette giochi in totale al suo rivale, dopo tre ore e mezzo di gioco.
Ora per Nole c’è Zverev
Nella semifinale, ad attendere Djokovic ci sarà Zverev, a sua volta protagonista di un dominio incontrastato contro il sudafricano Harris, battuto in tre set, di cui solo il primo ha visto vera competizione.
Per l’asso serbo si prospettano quindi due vere battaglie per riuscire in un’impresa che riscriverebbe la storia del tennis. Sono infatti passati ormai 52 anni da quando Rod Laver riuscì per la seconda volta a vincere nella stessa stagione i tornei di Australia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Un’impresa che con la specializzazione dei giocatori è diventata via via sempre più difficile. Sfuggendo ad esempio a Federer e Nadal, nonostante i 20 Slam messi insieme da entrambi. Proprio la corsa di Djokovic verso questo ennesimo record contribuisce a fare degli US Open di quest’anno un evento pressoché unico.