scelta politica è chiara, ma non era possibile azionare solo alcune leve fiscali? «Abbiamo deciso di utilizzare tutte le leve, ma distribuendo gli aumenti in modo che fossero più limitati, perché lo abbiamo ritenuto più equo. È chiaro che nessuno chiede sacrifici ai cittadini a cuor leggero, ma sono anche convinto che pagare un po’di più di Irpef o di bollo sia meglio che essere costretti a rivolgersi al privato ogni volta che abbiamo bisogno di una visita specialistica».
Parliamo di Irpef, dunque: i redditi più bassi saranno esenti dagli aumenti? «Sì: fino a 28mila euro non sono previsti rincari rispetto al 2024. Gli aumenti partono dai 30mila euro di reddito, con una progressività che farà sì che solo dai 40mila euro l’impatto si inizierà a sentire in maniera più significativa. Un esempio: per un reddito da 30mila euro, l’aumento è di 20 euro all’anno, mentre chi ne guadagna 40mila pagherà 120 euro in più, con una progressività che fa sì che lo sforzo più importante sarà quello dei redditi più alti. In tutto questo, non dobbiamo dimenticare una cosa…».
Cosa? «Noi parliamo sempre di Emilia Romagna come regione ricca, e senza dubbio la situazione è migliore rispetto a tante altre realtà, ma non dobbiamo dimenticare che il reddito medio degli emiliano-romagnoli è pari a 25mila euro, quindi tutti i redditi medi e bassi della nostra regione sono esenti dagli aumenti dell’addizionale Irpef».
Nel frattempo, i sindacati protestano… «La contestazione dei sindacati è soprattutto sul metodo, e hanno ragione, perché la manovra è stata presentata quando il confronto era in corso. Il fatto è che negli ultimi giorni la stampa è entrata in possesso di una parte dei dati della manovra: a quel punto, per evitare che le notizie uscissero in maniera incompleta, abbiamo deciso di presentare la manovra nella sua completezza».
Torniamo alle tasse: il bollo più caro non poteva… risparmiarcelo? «L’Emilia Romagna era l’unica regione che non l’aveva aumentato, quindi abbiamo semplicemente adeguato il livello del bollo all’80% delle altre realtà».
E il ticket? «Anche qui, noi siamo gli unici che non fanno pagare il ticket farmaceutico anche ai redditi alti. Abbiamo quindi applicato un piccolo aumento, parliamo di 1-2 euro a scatola per chi guadagna di più, che ha anche un valore simbolico: trasmettere l’idea che i farmaci vanno usati con cautela».
Manovra a parte, c’è un altro grande tema sul tavolo: l’azienda unica del trasporto pubblico che nascerà, anche se a Modena e Reggio c’è qualche perplessità… lei è per l’azienda unica o la holding? «Io sono per un’unica grande azienda regionale: lo ero quando ero sindaco di Ravenna e mi venne chiesto cosa ne pensavo, e quindi oggi farei fatica a dire il contrario. Questa però è una scelta di politica industriale, e ovviamente ogni provincia sceglierà come muoversi, e queste scelte non c’entrano nulla con il finanziamento della Regione al trasporto pubblico. Detto questo, la mia opinione è che una grande azienda regionale sia nell’interesse di tutti, e che la scelta migliore sarebbe quella di un’azienda unica e non una holding, ma con forte radicamento territoriale. In ogni caso, l’importante è che ogni provincia faccia la sua scelta, e che sia una scelt
a convinta».