Romania, si dimette il presidente filo UE/NATO estrema destra festeggia nelle piazze

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Caos Romania, lascia il presidente. Estrema destra in agguato

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Klaus Iohannis – Ansa

 

 

 

 

 

Vuoto di potere Il capo di Stato europeista Klaus Iohannis si dimette, il governo di coalizione (liberali-socialdemocratici) in equilibrio precario

 

Pubblicato circa 10 ore fa

Edizione del 11 febbraio 2025

Gianluca Falco

BUCAREST

Klaus Iohannis non è più il presidente della Romania. Il primo capo di stato appartenente a una minoranza etnica, lui di origine sassone della Transilvania, si è infatti dimesso dal suo mandato definendolo «un atto necessario per tirare fuori il paese e i suoi cittadini da questa crisi politica inutile e negativa. Lascerò la funzione il 12 febbraio. Che Dio protegga la Romania».

 

LA DECISIONE era nell’aria poiché, soprattutto negli ultimi giorni, Iohannis era sotto pressione da parte del parlamento romeno che aveva avviato la procedura per un referendum popolare volto a sospenderlo dalla carica, riconfermata ad interim dopo la scadenza del secondo mandato per gestire al meglio la crisi seguita alla cancellazione del primo turno delle elezioni presidenziali da parte della Corte Costituzionale per ingerenza della Russia durante le votazioni di dicembre.

 

Una competizione elettorale che aveva visto il sorprendente successo al primo turno dell’estremista di destra e filo-Cremlino Calin Georgescu.

 

Klaus Iohannis ha guidato il paese balcanico per due mandati consecutivi durante i quali ha perseguito un’agenda pro-europea e filo-occidentale, cercando di rafforzare lo stato di diritto e promuovere riforme istituzionali, in particolar modo nei suoi primi cinque anni di presidenza, giudicati positivamente dai rumeni che nel 2019 lo hanno infatti rieletto.

 

La lotta alla corruzione, con il sostegno dell’attività dell’Agenzia Nazionale Anticorruzione (Dna) e la difesa della magistratura dai ripetuti attacchi del Psd, sono stati i pilastri della sua presidenza al punto che lo hanno reso una figura chiave nell’opposizione a riforme giudiziarie considerate dannose per la lotta alla corruzione, nonché il punto di riferimento per tutti coloro che nel 2017 e 2018 hanno protestato contro le modifiche legislative tentate dai socialdemocratici che avrebbero ridotto le pene per reati di corruzione.

 

BEN PIÙ CONTROVERSO il secondo mandato con misure restrittive ai tempi del Covid e un piano di vaccinazione inizialmente di successo, ma che ha incontrato resistenze a causa della sfiducia nelle istituzioni; e soprattutto con la gestione di governi instabili, con frequenti cambi di primo ministro e coalizioni fragili tra il Partito Nazionale Liberale (Pnl) e il Partito Socialdemocratico (Psd).

 

Una scelta da Iohannis avallata che, per un lungo periodo di tre anni, ha poi avuto come risultato l’indebolimento dei due primi partiti politici dalla Romania, il socialdemocratico e il liberale appunto, e l’inevitabile avanzata dell’estrema destra, capace con ben tre partiti di racimolare nelle ultime elezioni parlamentari di dicembre il 31% delle preferenze.

 

Ora il vuoto di potere lasciato dall’ex presidente complica ulteriormente le cose. Dal punto di vista istituzionale è tutto chiaro; secondo l’articolo 89 della costituzione romena, in casi di dimissioni o di sfiducia parlamentare nei confronti del presidente, le funzioni vengono assunte ad interim dal presidente del Senato, attualmente Ilie Bolojan del Partito Nazionale Liberale e, nel caso di sua rinuncia, dal presidente della Camera dei deputati Ciprian Constantin Serban del Psd.

 

Ma la gestione del quadro politico e parlamentare risulterà molto più complessa per il nuovo eletto. L’attuale governo di coalizione tra Pnl e Psd sta cercando di mantenere un equilibrio precario.

 

IL PRIMO MINISTRO, il socialdemocratico Marcel Ciolacu, ha promesso continuità istituzionale e un rafforzamento delle alleanze europee e atlantiche, ma la sfiducia della popolazione nei partiti tradizionali è altissima. L’elettorato è diviso tra chi vuole continuità e chi chiede un cambio radicale, il che rende difficile qualsiasi tentativo di stabilizzazione. In questo quadro, l’estrema destra punta forte sulle prossime elezioni presidenziali che si svolgeranno il 4 maggio.

 

Mentre Calin Georgescu affila le armi, i suoi seguaci scendono in strada senza avere l’autorizzazione delle autorità e fanno a botte con la polizia, come successo ieri pomeriggio davanti alla sede del Governo in piazza Victoriei, proprio mentre Iohannis rassegnava le dimissioni.