Seguire il calcio, il gioco più amato dagli italiani, sta diventando un privilegio per pochi. Gli abbonamenti alle Pay TV e alle piattaforme digitali per seguire la Serie A 2024/2025 e le coppe europee costano fino a 900 euro all’anno, una cifra insostenibile per molte famiglie. Facile.it ha analizzato la situazione italiana ed europea, rivelando un dato sconcertante: il calcio, che un tempo univa, rischia di escludere proprio i tifosi più fedeli.
Un tifoso costretto a scegliere tra caro abbonamento e illegalità
In Italia, i costi per seguire tutte le competizioni calcistiche partono da 648 euro con un abbonamento annuale, ma possono arrivare a 900 euro per chi rinnova mensilmente. Per chi tifa squadre non impegnate in Europa, il costo si riduce a 420 euro all’anno, ma rimane comunque alto.
Con cifre del genere, per molti tifosi l’unica soluzione è affidarsi al “pezzotto”, il sistema illegale che consente di accedere ai contenuti a pochi euro al mese. Un fenomeno in forte crescita, alimentato da un sistema che frammenta l’offerta su più piattaforme e spinge i tifosi verso scelte disperate. “Con questi prezzi è inevitabile che il mercato illegale prosperi, offrendo ciò che le Pay TV non riescono più a garantire: accessibilità”, commentano gli esperti.
In Europa la situazione è anche peggiore
Se in Italia i costi sono già insostenibili, varcando i confini si scopre che altrove i tifosi spendono ancora di più. Nel Regno Unito, seguire la Premier League e le coppe europee costa almeno 876 euro. In Germania e Francia il conto sale a 888 euro, mentre in Spagna si tocca l’assurda cifra di 1.320 euro all’anno.
C’è però un paradosso: in Spagna basta un solo abbonamento per accedere a tutte le competizioni, mentre in Italia i tifosi devono destreggiarsi tra più piattaforme, moltiplicando i costi e la confusione.
Un calcio che esclude: è giusto così?
Quello che un tempo era lo sport più inclusivo del mondo sta diventando sempre più elitario. Il calcio non dovrebbe essere un lusso, ma un diritto popolare. Come può una famiglia che già fatica ad arrivare a fine mese permettersi di spendere centinaia di euro per seguire la propria squadra del cuore?
Le piattaforme, invece di offrire soluzioni accessibili, preferiscono frammentare i diritti televisivi per massimizzare i profitti, lasciando i tifosi nell’impossibilità di scegliere. E così, chi non può permettersi l’abbonamento è costretto a rinunciare alla passione o a ricorrere all’illegalità.
Serve un intervento: il calcio deve tornare dei tifosi
Il calcio è patrimonio culturale e sportivo, non un prodotto d’élite. Per questo, le autorità sportive e il governo devono intervenire per regolamentare il mercato, imporre prezzi accessibili e limitare la frammentazione delle piattaforme. Continuare a ignorare il problema significa tradire l’anima di questo sport e allontanare i tifosi.
“Serve un calcio che torni popolare, inclusivo e accessibile. Perché senza tifosi non c’è partita.”
E non finisce qui: torneremo a parlare di questo argomento, per continuare a monitorare come evolve la situazione e come si possano trovare soluzioni concrete per garantire a tutti il diritto di tifare la propria squadra senza dover svuotare il portafoglio.